Bari, 12 aprile 2012 - Il governatore della Puglia Nichi Vendola e gli ex assessori regionali pugliesi alla Sanità Alberto Tedesco e Tommaso Fiore sono indagati dalla Procura di Bari per una transazione da 45 milioni non conclusa tra Regione Puglia e l’ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti (Bari). La Procura barese ha oggi notificato a Vendola, Tedesco, Fiore e a dirigenti dell’ospedale Miulli la proroga delle indagini preliminari sulla vicenda. I reati ipotizzati sono quelli di abuso d’ufficio, falso e peculato ma non si è appreso di quali rispondano distintamente gli indagati.

Anche il vescovo della diocesi di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti, mons. Mario Paciello e don Mimmo Laddaga, direttore dell’ospedale ecclesiastico Miulli di Acquaviva, sono indagati.

LA VICENDA - L’inchiesta riguarda il dietrofront della Regione dopo l’approvazione di una delibera di giunta che accettava di liquidare al Miulli 45 milioni di euro. La vertenza è relativa al periodo 2002-2009 per il quale l’ospedale avrebbe sostenuto costi non rimborsati dalla Regione, ben 76 milioni di euro per costruire la nuova sede. La vicenda giudiziaria ruota proprio attorno alla delibera di giunta con la quale nel marzo 2009 la Regione accettò di liquidare i 45 mln, quasi tre in piu’ rispetto a quelli richiesti dall’ente ecclesiastico per crediti vantati dal 2002 al 2007. La trattativa era stata avviata da Tedesco. Dopo le sue dimissioni, in seguito al sorgere degli scandali sulla malasanità, a portarla in giunta per l’approvazione fu il suo successore, Fiore, lo stesso che poi ne ha deciso l’annullamento in autotutela.

DELIBERA DI ANNULLAMENTO - Nel maggio 2010, infatti, Fiore - è detto nella delibera di annullamento della transazione datata 5 luglio 2010 - "ha ritenuto utile esplorare la possibilità di sostanziare un accordo di programma 'stralcio' finalizzato al finanziamento delle opere relative al plesso ospedaliero dell’ente ecclesiastico, previa sottoscrizione di un protocollo di intesa tra i ministeri competenti e lo stesso Miulli". Gli accertamenti della magistratura barese riguardano la delibera annullata e il contenzioso con l’ospedale finito davanti al Consiglio di Stato che sta costringendo la Regione a restituire all’ente ecclesiastico decine di milioni di euro. Dopo il dietrofront della Regione sulla transazione, infatti, la richiesta lievitò fino a 175 milioni più 17 di danni. Nel procedimento amministrativo sinora al Miulli sono stati concessi 45 milioni, pari all’importo della transazione annullata.

LA REAZIONE DEL GOVERNATORE - "Ribadisco la mia totale assoluta estraneità a fatti che sono al di là di ogni mia immaginazione". Lo afferma in una nota il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola. "Qualche ora fa - conferma il governatore - ho ricevuto la notifica di una richiesta di proroga di indagini da parte del gip di Bari. Si tratta di un procedimento penale del quale non avevo mai avuto alcuna notizia. Dal tenore dell’atto non sono in grado di capire ciò che mi sarebbe addebitato, ma, considerati i nomi coinvolti, deduco che si tratti di questioni relative all’Ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti. Sono rammaricato di aver ricevuto solo oggi questa notizia - prosegue - perché se la stessa mi fosse stata comunicata appena ventiquattrore prima, come è nel mio costume, avrei potuto informare la stampa e l’opinione pubblica in una unica soluzione".

"SONO SERENO" - "Quanto al merito, se per il professor Sardelli mi si addebita di aver fatto vincere il migliore - prosegue Vendola - qui per davvero non riesco ad immaginare nulla che possa riguardarmi, e tuttavia riserverò a questo secondo appuntamento, come nel mio stile e nella mia cultura, il medesimo impegno e la medesima serenità che si deve al lavoro della Magistratura. Spero che la vulgata del non c’è due senza tre non mi riproponga l’ulteriore amarezza di nuove comunicazioni per addebiti che sento sinceramente e convintamente molto lontani dal mio modo di essere".