Torino, 16 aprile 2012 - Ore d'ansia per un bambino piemontesi di tre anni e mezzo cui la nonna ha applicato per erore un cerotto antidolorifico confondendolo con un ceriotto normale 

EFFETTO DEVASTANTE - Il cerotto, contentente oppiacei, ha avuto un effetto devastante. La nonna ha subito chiamato l'ambulanza del 118 che, da Ciriè, dov'è avvenuto il fatto, a sirene spiegate ha trasportato il piccolo paziente prima all'ospedale di Cirè e da lì all'ospedale infantile Regina Margherita di Torino.
 

CC IN ATTESA - Il ricoverato - riferiscono i medici - è in prognosi riservata cautelativa nel reparto di rianimazione, intubato, con sintomi di overdose da sostanze stupefacenti. La nonna, 80enne, ha ammesso di essersi sbagliata applicando incidentalmente al piccolo un cerotto transcutaneo "matrifen 50", contenente antidolorifico "fentanil", al piede destro. Sono in corso ulteriori accertamenti dei carabinieri di Ciriè per ricostruire l'esatta dinamica dell'accaduto.  I medici dell'ospedale Infantile Regina Margherita di Torino hanno infatti trovato segni compatibili con altri cerotti sul corpo del bambino che potrebbe forse esserseli appiccicati da solo, dopo che la nonna aveva provveduto ad attaccare il primo. Ma al momento non ci sono certezze. I carabinieri hanno trasmesso gli atti alla Procura affinché vengano accertate le eventuali responsabilità dell'accaduto.

DANNI GRAVI? - R - "Questi farmaci non sono un gioco, spesso si utilizzano in sala operatoria per indurre la anestesia generale. Francamente non mi ricordo episodi simili, ma è inevitabile che un bambino di 3 anni e
mezzo sia entrato in coma
- commenta Alessandro Barelli, direttore del reparto di Tossicologia Clinica del Policlinico Gemelli -: mi sembra un classico caso di imprudenza casalinga, perché questi farmaci non dovrebbero mai essere lasciati a portata di bambini". Quanto, invece, alle possibili conseguenze, "è difficile fare un bilancio a caldo - secondo il tossicologo del Gemelli -: certo questo tipo di farmaci oppiacei deprime la respirazione, e dunque può provocare danni per via della conseguente mancanza di ossigeno, anche se i bambini hanno una maggiore capacità di resistenza. Il problema ora è capire in che condizioni è stato trovato il bambino e dopo quanto tempo è stato ricoverato".

QUANTE DIFFERENZE -  "Se c'è stato un intervento precoce e sono stati rispettati i tempi necessari per smaltire le sostanze contenute nel cerotto e per tenere il piccolo stabile, non è detto che l'esito" delle terapie "sia negativo" sostiene Adriana Ceci, presidente della Fondazione per la ricerca farmacologica 'Gianni Benzi' e componente del Pediatric Committee dell'Agenzia europea dei medicinali. Un 'patch' destinato a un adulto è comunque sempre rischioso perché - spiega Ceci - "i bambini metabolizzano i farmaci in maniera totalmente diversa dagli adulti: i loro reni, il fegato, anche la membrana che ricopre il cervello non sono ancora del tutto sviluppati e dunque si hanno degli effetti tossici. Fino a poco tempo fa si pensava che per i bambini fosse sufficiente dimezzare la dose di farmaco destinata agli adulti, ma non è così: il meccanismo di assorbimento è molto diverso".