Pompei, 10 maggio 2012 - Un imprenditore di 63 anni si è ucciso sparandosi un colpo alla testa nel parcheggio del santuario di Pompei, in provincia di Napoli. A. A., di Vico Equense, titolare di una impresa edile, si è tolto la vita esplodendo un colpo di pistola calibro 7.65 legalmente detenuta.

Il 63nne ha lasciato tre lettere: una di scuse ai propri familiari, un’altra in cui parla dei suoi problemi economici, e una terza di accuse contro Equitalia. Sembra, infatti, che l’imprenditore avesse ricevuto delle cartelle esattoriali. Sul fatto stanno indagando i carabinieri chiamati anche ad indagare se realmente il suicida avesse problemi economici e debiti con l’Agenzia delle entrate.

ATTIVITA' ECONOMICHE ANDATE MALE - Prima imprenditore edile. Poi titolare di un’agenzia immobiliare e matrimoniale. In entrambi casi attività piene di problemi e di crisi. E’ stata segnata da tutto questo, secondo quanto accertato dai carabinieri, la vita dell'uomo. Da due anni, Arpino aveva chiuso l’impresa di costruzione, che aveva sede a vico Equense (Napoli) dove viveva, per problemi economici, in particolare a causa di lavori che non gli erano stati pagati. Attualmente aveva un’agenzia immobiliare e anche matrimoniale, ma neanche in questo caso la situazione era rosea, anzi.

LE SUORE, LE PRIME SUL POSTO - Sono state alcune suore ad accorgersi, per prime, del suicidio. Stavano passando proprio in quella zona, nel parcheggio retrostante il Santuario, quando hanno udito lo sparo; non avrebbero visto l’uomo mentre compiva il gesto. Immediatamente dopo sono arrivati anche alcuni sacerdoti che hanno le stanze proprio nelle vicinanze.

IL VESCOVO: "NOI, ABBANDONATI" - "La gente si sente abbandonata. Anch’io durante la supplica ho detto di sentirmi abbandonato dalle istituzioni. Anche Gesù sulla croce si è lamentato: sono vicino e solidale ai familiari di quest’uomo". Così l'arcivescovo di Pompei, Carlo Liberati, dopo il suicidio dell'imprenditore.