Roma, 12 maggio 2012 - Non apro mai la cassetta della posta il sabato sera, per paura di inguaiarmi la domenica. Non l’apro perché temo che tra cartoline di saluti, pubblicità, riviste, ci sia un bollettino di pagamento di Equitalia.

Equitalia è un nome dolce (studiato ad arte, suppongo) il quale par che dica: «Amico, sta tranquillo, rilassati, è cosa di poco conto. Siamo giusti, imparziali (equi, appunti), e italiani come te».

Ma poi leggi l’importo e ti rendi conto che si tratta di un balzello spagnolo del XVII secolo, aggiornato all’euro d’oggi. Questa è una delle ragioni che hanno portato al suicidio molte persone, e qui c’è poco da scherzare. Ma considerare Equitalia alla stregua di un’associazione a delinquere, e anche peggio, ci sembra veramente troppo.
 

Un recente sondaggio, condotto dall’Associazione Oblò, tra migliaia di studenti napoletani delle scuole medie, ha rivelato che circa il 60% dei ragazzi considerano Equitalia peggiore della camorra, perché mentre quest’ultima offre lavoro e «può garantire ricchezza e potere», quella ti opprime, ti getta sul lastrico (getta sul lastrico intere famiglie) e induce perfino al suicidio.

Proprio mentre si pubblicavano questi dati, un uomo di 63 anni, Arcangelo Arpino, si sparava alla testa nel parcheggio del santuario di Pompei. Pochi minuti prima era entrato nella chiesa e aveva chiesto perdono alla Madonna del gesto che avrebbe compiuto. Nella tasca gli è stata trovata una lettera nella quale si accusava Equitalia di avergli rovinato la vita.

Ma torniamo ai nostri ragazzi. Ci sono interi quartieri del napoletano, dove la camorra è vista con occhio benevolo. Uno studente della scuola media «D’Acquisto» di Miano (zona limitrofa a Secondigliano) scrisse: «La camorra ci protegge e se qualcuno ci vuol far del male i clan ci difendono»; il sogno di X, studentessa della media «Virgilio» di Scampìa è di «sposare un boss», mentre quello di Y (lo si legge in Gomorra) è di fare la fine di un gangster: «Voglio diventare un boss. Voglio avere supermercati, negozi, macchine, donne (…) E poi voglio morire. Ma come muore uno vero, uno che comanda veramente. Voglio morire ammazzato». Vengono i brividi a leggere queste cose. Più brividi che a leggere una cartella di Equitalia. Il che è tutto dire.
 

di Marcello D'Orta