di Alessandro Farruggia

ROMA, 21 maggio 2012 - «IL CROLLO di strutture medioevali dopo un terremoto 5,9 Richter ci sta. Il crollo di strutture moderne come certi capannoni industriali è invece abbastanza strano. Con una scossa simile una struttura costruita con criteri antisismici deve reggere senza problemi». Stefano Gresta, il sismologo marchigiano laureatosi a Bologna che dopo molti anni di studio nella Sicilia Orientale adesso guida l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, è prudente, ma non reticente.

«Per ogni crollo di edifici moderni — osserva — bisognerebbe andare a verificare se non ci sono stati effetti di amplificazione locale, che sono possibili qualora il terreno di fondazione abbia pessime caratteristiche geotecniche. Ma se questo non fosse accaduto, occorrerebbe verificare la qualità della costruzione. Visto che ci sono stati dei morti, ci saranno delle inchieste e penso che si farà».


Dottor Gresta, non ci sono stati un po’ troppi danni per una scossa di magnitudo 5,9?
«In altre zone del Paese, dove la qualità del costruito è peggiore, i danni sarebbero stati anche maggiori. Basti pensare che la scossa più forte è stata quasi pari a quella del terremoto di Colfiorito-Assisi del 1997».

Siamo già a oltre 100 scosse: è normale attendersi che la sequenza sismica vada avanti per alcune settimane?
«La sequenza continuerà. Il processo di rottura della faglia, o meglio delle faglie coinvolte, è ancora in atto. Com’è normale che sia dopo una terremoto di tale magnitudo».

Nel terremoto del 1570 la serie sismica durò quattro anni. C’è il rischio che le repliche si protraggano alcuni mesi?
«A venti ore dall’inizio della sequenza, non lo possiamo dire».
 

La struttura sismogenetica è la Dorsale Ferrarese?
«Esattamente. È un’area che si trova sotto la coltre sedimentaria della Pianura Padana, che è lunga 35-40 chilometri praticamente in direzione est-ovest, da Mirandola a Ferrara, quasi parallela alla via Emilia, ed è larga una decina di chilometri».

C’è il rischio di una «migrazione» in aree contigue?
«Al momento l’area attiva è piuttosto circoscritta. Però è un contesto complesso, vediamo come evolve la situazione».

Escludete forti scosse come la prima?
«Non possiamo escluderlo. La serie sismica sta evolvendo con eventi di intensità minore, ma non possiamo escludere la possibilità di nuove forti scosse, benché questo sia poco probabile».

E di scosse di intensità superiore a 5,9?
«Con certezza assoluta non lo possiamo escludere. Ma è ancor meno probabile».

In Emilia c’è chi teme che le pompe di calore geotermiche o il pompaggio di acqua o gas dal sottosuolo possa avere in qualche modo attivato le faglie.
«Direi che è praticamente un’eventualità irrealistica per quanto riguarda i fluidi geotermici, mentre per l’estrazione di gas o acqua semmai il rischio è quello di una subsidenza del suolo».

Nella notte c’era stata una scossa premonitrice di magnitudo 4. Non era possibile lanciare l’allarme?
«Soltanto a posteriori possiamo dire che quella era una scossa premonitrice. In realtà di scosse isolate di magnitudo 4 se ne verificano tante nel nostro Paese, senza che poi vengano seguite da scosse di magnitudo maggiore com’è invece avvenuto in questo caso».

Che consiglio dà agli abitanti delle zone colpite? Dormire fuori casa ancora per qualche giorno?
«Dipende. Se la casa è di buona qualità e non ci son crepe evidenti, io tornerei a dormire a casa. Altrimenti farei fare una verifica statica a un ingegnere o ai Vigili del fuoco».