Milano, 21 maggion 2012 - “Larga parte degli italiani vive in zone a rischio sismico ma pochissimi sanno se la loro casa è davvero sicura o no: perché dovrebbero mettere mano al portafogli e sottoscrivere una costosa polizza assicurativa?”.

Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio nazionale degli architetti, non ha dubbi: prevedere, come fa il nuovo decreto sulla protezione civile, che non sarà più lo Stato a pagare i danni causati agli edifici privati da calamità naturali è una scelta in linea di principio “non illogica”, ma nei fatti “pericolosa”. E “discriminante”.

Perché - in assenza di un quadro certo e analitico delle condizioni del patrimonio edilizio italiano - si rischia di creare un’ulteriore “odiosa disparità” economica tra cittadini. Senza risolvere il problema. I numeri sono impressionanti: entro i prossimi dieci anni l’85% dell’edificato urbano avrà più di 40 anni: oltre 6 milioni gli stabili esposti a gravi rischi sismici e un milione e 300mila quelli esposti a rischi idrogeologici.

“I danni maggiori - spiega Freyrie - in Abruzzo come in Emilia Romagna li hanno patiti gli edifici ‘moderni’, quelli costruiti nel dopoguerra, con una vita media di 70 anni e quindi bisognosi di interventi più meno urgenti di manutenzione e restauro. Senza dimenticare che tutte le principali norme antisismiche sono di venti e dieci anni fa”.

Il presidente del Consiglio nazionale degli architetti cita un recente sondaggio, condotto su un campione significativo di italiani: il 36% si dice consapevole di vivere in una zona a rischio, ma il 50% crede che la sua casa sia sicura, quando la percentuale reale è drammaticamente inferiore. “Sono venti anni che chiediamo che, come accade per la nostra auto, anche la casa, che è ‘pericolosa’ e fa tanti morti l’anno, abbia obbligatoriamente un libretto che certifichi se è sicura o no. Se ne torna a parlare a ogni disgrazia, ma non se ne fa mai niente”.

E’ un problema “troppo serio per procedere a colpi di decreto”, lamenta Freyrie, ricordando come i danni provocati dai terremoti alle case dal ‘49 a oggi siano stimabili tra i 160 e i 220 miliardi. “L’assicurazione, se la casa è costruita con criteri antisismici chiederà relativamente poco, sui 130 euro l’anno; se la casa è in zona a rischio ma non è costruita con criteri antisismici, pretenderà il massimo del premio. Quanti saranno in condizioni di pagarlo? Prima di decidere una ‘rivoluzione’ simile, occorrerebbe procedere a un censimento degli edifici, stimare il costo delle polizze e capire come ‘spalmare’ questi costi da punto di vista sociale”. “La politica dell’emergenza - conclude Freyrie - quella sin qui sistematicamente adottata dai vari governi che si sono succeduti, non paga: bisogna puntare su prevenzione e manutenzione”.