IL CARDINALE Martini che l’ha incontrato privatamente in arcivescovado l’ha visto «provato» per i recenti scandali vaticani, il portavoce Federico Lombardi lo descrive «sereno». Chi dei due abbia ragione lo sa forse solo Benedetto XVI, che ha trascorso a Milano tre giorni intensi a fare ciò che ama di più, il pastore che incontra il popolo, insegna e spiega la Parola. Ma non ha potuto scrollarsi di dosso il fardello che da qualche mese l’assilla, quello dei «leaks» che tracimano dall’Appartamento papale, e che paiono minarne la stessa sicurezza interiore dandogli la consepevolezza di essere accerchiato e in procinto di essere tradito. Chissà, forse Ratzinger avrà compreso il motivo per il quale Wojtyla, nato e cresciuto in un paese comunista in cui la delazione e lo spionaggio erano pane quotidiano, si era portato in Vaticano un clan completo di polacchi, dalle suorine che lo accudivano alla schiera dei segretari, fino alla fidatissima amica Wanda.

BENEDETTO XVI ha provato quindi a dimenticare facendo il Papa. Nella tre giorni mondiale dedicata alla famiglia ha parlato di eutanasia, aborto e soprattutto di sacramenti ai divorziati risposati che è la vera questione centrale della Chiesa d’oggi, per lo meno nell’Occidente più evoluto, quella in cui la Chiesa si trova a dover affrontare una strisciante «opposizione interna» degli stessi cattolici la maggior parte dei quali assume comportamenti non in linea con il magistero, e per la quale si sta consumando una sorta di scisma silenzioso con buona parte degli episcopati mondiali (nel nord Europa, per esempio) che almeno ufficiosamente hanno adottato metri di giudizio distanti da quelli suggeriti da Roma. Raztinger lo sa e per questo ha cercato di usare toni nuovi, non ha pronunciato anatemi e ha sempre parlato in positivo, ma non ha fatto neppure un mezzo passo in avanti per cercare di cogliere ciò che bene o male la società moderna è diventata. Ha per esempio scelto di pranzare non solo con i vescovi, ma con sette famiglie scelte da tutto il mondo. Un bel gesto. Peccato che fossero tutte famiglie «normali», da cartolina, e mancasse una rappresentanza di quello che molte famiglie anche cattoliche sono oggigiorno: madre abbandonata e lavoratrice sola con i figli, madre risposata con i figli di lui e quelli di lei, lui e lei conviventi e non sposati.

RATZINGER tutto questo lo sa, ma sa anche che non sarà lui — il «panzerkardinal», il «pastore tedesco», il prefetto di ferro della Dottrina fidei — a dare la svolta che prima o poi arriverà. Sarà uno dei fardelli che Benedetto XVI lascia al suo successore, insieme a quello di far terminare questa pericolosa guerra per bande dentro le Mura leonine che anche ieri ha battuto l’ennesimo colpo, quando un quotidiano italiano ha pubblicato un’ulteriore puntata di documenti riservatissimi custoditi nell’Appartamento papale, minacciando peraltro di continuare nei giorni prossimi. Stavolta il maggiordomo è in carcere e non potranno dare la colpa a lui. Fossimo nella donna delle pulizie non saremmo troppo tranquilli.

Pierfrancesco De Robertis