Roma, 7 giugno 2012 - I tribunali che hanno sollevato questione di leggittimità sul divieto di fecondazione eterologa dovranno ''accertare, alla luce della nuova esegesi fornita dalla Corte di Strasburgo, se ed entro quali termini permanga il denunciato contrasto'': prima di ciò la Corte Costituzionale non può pronunciarsi. E' quanto si legge nell'ordinanza n.150 depositata oggi con cui la Consulta spiega la decisione presa il 22 maggio scorso - e apparsa 'pilatesca' a molte parti in causa - di rimettere gli atti ai tribunali di Firenze, Catania e Milano, in relazione agli articoli della legge 40 che vietano la fecondazione eterologa.

TEMPISTICA STRETTA - Spetta ora ai tre tribunali effettuare un nuovo esame e valutare se presentare un nuovo ricorso sulla base anche della pronuncia arrivata il 3 novembre scorso dalla Grande Camera di Strasburgo. I ricorsi erano infatti per lo più basati su una precedente sentenza giunta da Strasburgo, che aveva condannato l'Austria proprio per il divieto di eterologa, verdetto poi ribaltato dalla Grande Camera in appello con una decisione che affida la regolazione della materia alle legislazioni nazionali invitate ad aggiornare la materia in base alle nuove scoperte tecnico scientifiche. Risultato: i tre tribunali riproporrano con ogni probabilità il quesito.