Città del Vaticano, 9 giugno 2012 - A quasi trent'anni esatti dal ritrovamento del cadavere di Roberto Calvi sotto il ponte dei Frati neri di Londra (17 giugno del 1982), lo spettro del ‘banchiere di Dio’ torna ad aleggiare sullo Ior. E non solo perché Ettore Gotti Tedeschi, il presidente della banca vaticana esautorato due settimane fa, ha confidato di temere per la propria incolumità. Il crac del Banco Ambrosiano sembra lontano, l’allora presidente dello Ior, Paul Marcinkus, è defunto nel 2006, ma è attorno al torrione di Niccolò V, dove ha sede l’Istituto per le Opere di Religione, che si scatenano, ciclicamente, le ombre vaticane. Con una novità: il rischio, ora, che il Vaticano perda la sua sovranità finanziaria, commissariata dai ‘grandi benefattori’ (Stati Uniti, Germania) o controllata dall’Unione europea.

Il licenziamento di Gotti Tedeschi ha sancito uno scontro di potere in corso da mesi col cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone. A far litigare i due ex amici, tra l’altro, la normativa per adeguare il Vaticano agli standard di anti-riciclaggio. Da quando c’è l’euro, infatti, lo Stato pontificio ha dovuto fare gli esami per entrare nella ‘white list’ dei paesi impermeabili al riciclaggio del denaro sporco. Gotti Tedeschi, d’accordo col cardinale Attilio Nicora, a capo dell’authority finanziaria vaticana (Aif), ha scritto una legge vaticana rigorosa. Ma Bertone l’ha riscritta per allentare i vincoli. Il suo timore è vedere i funzionari europei controllare bilanci e investimenti del Vaticano degli anni passati. Un’inaccettabile perdita di sovranità. Dopo il siluramento di Gotti Tedeschi, però, è sempre più probabile che Moneyvall, l’organismo europeo responsabile, nella plenaria di Strasburgo (2-6 luglio) bocci il Vaticano, con enorme danno all’immagine e ai rapporti finanziari.

In un frangente nel quale il Vaticano è già scosso dalle fughe di documenti riservati, con un Papa anziano, poi, è inevitabile che la partita per la successione di Gotti Tedeschi scateni rivalità e si intrecci con la prospettiva, per ora ipotetica, del Conclave. Fuori corsa i candidati italiani allo Ior — Antonio Fazio, Cesare Geronzi — i nomi più accreditati sono tedeschi: l’ex gran capo della Bundesbank, Hans Tietmeyer o l’attuale reggente dello Ior, Ronaldo Hermann Schmitz. Tanto più che la Germania è tra i maggiori donatori del Vaticano. Connazionali del Papa e buon viatico nei mercati finanziari in tempesta. Ma c’è un’ipotesi più forte.

A licenziare Gotti Tedeschi è stato il ‘board’ laico, capitanato da Carl Anderson, capo dei Cavalieri di Colombo, ricchissima lobby cattolica statunitense vicina ai Repubblicani. Gestiscono un immenso patrimonio assicurativo e negli ultimi anni hanno foraggiato i bilanci dimagriti del Vaticano. Potrebbe essere proprio Anderson, o un suo uomo, il prossimo presidente Ior. Mentre crescono le quotazioni come papabile di un cardinale statunitense apprezzato da Bertone, Timothy Dolan di New York.
 

di Iacopo Scaramuzzi