Roma, 18 giugno 2012 - La pubblicazione delle carte sottratte nell’Appartamento Pontificio viola “un diritto costituzionalmente garantito in Italia”. Lo afferma il segretario di Stato della Santa Sede, cardinale Tarcisio Bertone, secondo il quale, tra l’altro, “non si può invocare il “diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero” previsto dall’articolo 21 della Costituzione “per abbattere un altro articolo della medesima Costituzione” e cioè, ricorda su Famiglia Cristiana, l’articolo 5 che recita: “la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili”.

Dall’intervista emerge chiaramente che la Santa Sede non demorderà dalle azioni legali annunciate a suo tempo nei confronti di chi ha pubblicato in Italia le carte sottratte illegalmente dallo scrittoio del Pontefice. “All’estero - rileva infatti Bertone in un altro passaggio - si percepisce meglio quanto la pubblicazione di una molteplicità di lettere e di documenti inviati al Santo Padre, da persone che hanno diritto alla privacy, costituisca, come abbiamo piu’ volte ribadito, un atto immorale di inaudita gravità. E un vulnus a un diritto riconosciuto esplicitamente dalla Costituzione italiana, che deve essere severamente osservato e fatto osservare”.
Nell’intervista, poi, il cardinale Bertone ricorda che a proposito di Vatileaks “il Papa ha parlato recentemente di calunnia”.

“Forse - commenta - occorrerebbe fare una catechesi su questo vizio, per recuperare il senso della ricerca della verità. E anche il senso della proporzione dei fatti, soppesandone la reale consistenza”. Da parte sua, assicura, “la Chiesa, nel frattempo, continua ad andare avanti nel proprio luminoso cammino” promuovendo anche “un volume immenso di attivita’ caritative, a sfondo socio-assistenziale ed educativo”, con un’azione positiva che “non passa sui mass media e nell’opinione pubblica” ma è “ampiamente riconosciuta dalle popolazioni che ne beneficiano e dai governi di qualsiasi colore politico”.

“Personalmente - chiosa Bertone - non ho alcun segnale di coinvolgimento di cardinali o lotte fra personalità ecclesiastiche per la conquista di un fantomatico potere”. Il porporato ridimensiona molto la portata della fuga di notizie e documenti dall’Appartamento Pontificio, per la quale è finito agli arresti il maggiordomo, Paolo Gabriele. “Questo tradimento della fiducia è stato il fatto più doloroso. Però è accaduto”, rileva Bertone denunciando il fatto che “molti giornalisti giocano a fare l’imitazione di Dan Brown.  La verità è che c'è una volontà di divisione che viene dal maligno".

"AGGRESSIONE AL PAPA" - Secondo Bertone, intoltre, è in atto un’aggressione alla Chiesa per “destabilizzarla” e fermare “la grande azione chiarificatrice e purificatrice di Benedetto XVI”.  L’azione di Joseph Ratzinger, rileva, “sin da quando era prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, in totale sintonia con Giovanni Paolo II, certamente ha dato e dà fastidio”.

“L’allora cardinale Ratzinger, per la Via Crucis del 2005 al Colosseo, utilizzò parole forti: “Quanta sporcizia c'è nella Chiesa, e proprio tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a Lui”, ricorda Bertone nell’intervista, assicurando che, coerentemente a tale premessa, nessun collaboratore del Papa “intende nascondere le ombre e i difetti della Chiesa”. “Dobbiamo, però, anche osservare - aggiunge - che ci troviamo in un contesto italiano, che viene propalato a raggio universale, dove la risonanza e’ molto attutita. Anzi, all’estero si fatica a comprendere la veemenza di certi giornali italiani. La distanza permette una maggiore valutazione della prospettiva”.

In ogni caso, denuncia Bertone, “c'è un tentativo accanito e ripetuto di separare, di creare divisione fra il Santo Padre e i suoi collaboratori. E tra gli stessi collaboratori, mi sembra che si vogliano colpire coloro che si dedicano con maggior passione e anche con maggiore fatica personale al bene della Chiesa e della comunità. Questo ha in sè qualcosa di iniquo. Occorrerebbe, invece, sostenere quanti si dedicano al bene”.

“Io - confida inoltre Bertone - sono al centro della mischia. E vivo queste vicende con dolore, ma anche vedendo costantemente al mio fianco la Chiesa reale, le persone di ogni ambito che mi manifestano il loro affetto e si stringono in unita’”. “Sono innumerevoli - rivela - le lettere che mi sono giunte da cardinali, prelati, semplici fedeli per testimoniarmi la loro solidarietà”.

COMMISSIONE CARDINALIZIA: ASCOLTATE 23 PERSONE - La commissione cardinalizia incaricata dal Papa di indagare senza limiti di mandato sulla fuga di documenti riservati (Vatileaks), composta dai cardinali Julian Herranz, Salvatore de Giordi e Jozef Tomko, ha ascoltato sinora 23 persone. Lo ha riferito il portavoce vaticano Federico Lombardi in un briefing con i giornalisti. La commissione cardinalizia è stata ricevuta sabato dal Papa. I tre cardinali hanno svolto una media di quattro/cinque audizioni alla settimana. Il lavoro investigativo della commissione cardinalizia tuttavia prosegue.

Tra le 23 persone ‘audite’ dalla commissione cardinalizia - “superiori e impiegati, chierici e laici, nonché altre persone che potevano avere informazioni utili all’indagine” - c’è anche {{WIKILINK}}Paolo Gabriele{{/WIKILINK}}, il maggiordomo del Papa, sinora unica persona arrestata. Il portavoce vaticano ha smentito le ricostruzioni di stampa secondo le quali la commissione cardinalizia avrebbe riferito al Papa di “complici e mandanti” del maggiordomo, senza però contestare che le indagini cerchino di accertare “se Paolo Gabriele ha agito da solo”. Di certo “un’audizione non significa affatto che la persona ascoltata sia sospettata, ma che ha elementi utili all’indagine”.

“Il Papa - ha detto Lombardi - sta aspettando di avere una visione più approfondita, poi avremo, immagino, una sua riflessione. Per ora siamo in una fase di attesa. Saremmo contenti di poterla risolvere più rapidamente e radicalmente, ma per vedere in profondità serve tempo”.