UNO SPETTRO s’aggira per l’Italia, quello del perbenismo biciclettaro. La bicicletta, che abbiamo usato tutti per anni, è diventata talmente politically correct che viene voglia di rottamarla per avere diritto almeno a una dichiarazione di protesta. Milano ha inventato lo spezzatino di pista ciclabile, una nuova forma dello spostamento che prevede piste ovunque, lunghe poche decine di metri, che s’interrompono per la fermata dell’autobus e si perdono negli incroci per ricomparire cinquanta metri dopo spingendo i ragazzini all’irresponsabilità della finta sicurezza e alla certezza che prima o poi si faranno arrotare. Così si mette a posto la coscienza dell’assessore al traffico che non dialoga da anni con quello ai lavori pubblici: infatti i pavés sono talmente sconnessi dopo le gare d’appalto e subappalto al massimo ribasso che per strada in bicicletta non ci si può più andare e tutti i ciclisti tentano il ferimento dei pedoni correndo sui marciapiedi, unico calpestio scorrevole di asfalto. Poi, ogni tanto passano ai metri di pista ufficiale e si lavano la coscienza nella stessa acqua tiepida nella quale se la sono lavata i civici amministratori. Sono legittimati. E hanno pertanto sempre ragione.

LA BICI civica si affitta, ovviamente senza patente, e via a pedalare anche se per la prima volta in vita. Due i maggiori pericoli della strada oggi: il vecchietto a trenta all’ora in autostrada su Panda d’antiquariato e la famigliola in civica bici impegnata nel giro turistico su strada ferita. Il sonno della ragione provoca mostri, ma quando si tratta del sonno della ragione dell’assessore provoca mostricciatoli. Ottimo esempio quello fiorentino che ha visto sorgere sul ponte di Santa Trinita un biscione deturpante di cemento per micro pista ciclabile. Proteste e risposte trincerate dietro un bizzarro obbligo normativo del nuovo codice della strada, il quale prevederebbe l’alterazione del patrimonio storico a favore della protezione delle due ruote a spinta muscolare. Causa seconda, l’adeguamento alla nuova isola pedonale. A Firenze si è pedalato molto dal 1900 al 1960, quando le macchine erano rare, senza cordoli; oggi che le macchine sono state tolte si torna forse a pedalare, con cordolo. Magie inspiegabili della città guidata dal Grande Rottamatore. La bicicletta è la nuova Maginot dei sindaci di sinistra eletti fuori dal Pd, Milano come Firenze. Il nuovo avanza. È ora di smacchiare i leopardi.