GONNESA (Carbonia Iglesias), 28 agosto 2012 - L’AUTUNNO non è ancora arrivato, ma la situazione ha già iniziato a surriscaldarsi. Ad aprire la stagione delle proteste, la Carbosulcis di Gonnesa, con una quarantina di operai barricati nel sottosuolo. Una protesta nelle viscere delle terra, nella miniera di Nuraxi Figus, a 373 metri di profondità, iniziata l’altra notte, con un blitz degli operai alle 22.30 che avevano occupato un pozzo. La lotta è dura, il messaggio chiaro: «Andremo avanti ad oltranza, noi ci stiamo battendo per difendere la miniera e il nostro futuro». In sintesi: finché il governo non sbloccherà il progetto di rilancio della miniera con la produzione di energia pulita dal carbone attraverso la cattura e lo stoccaggio di co2 nel sottosuolo, i minatori non deporranno le ‘armi’.
Protesta non nuova, comunque, per la miniera (che è l’ultima che estrae carbone in tutta la Penisola, dove oggi lavorano 463 persone), già occupata in passato altre tre volte: nel 1984, nel 1993 e nel 1995, quando i lavoratori rimasero asserragliati in galleria per 100 giorni.
Ma anche questa volta i lavoratori fanno sul serio, tant’è che hanno sequestrato oltre 600 chili di esplosivo, raccogliendo la solidarietà di tanti lavoratori sardi in difficoltà e di tanti politici di tutti gli schieramenti. Unica certezza: l’intenzione di non arrendersi.
E lo hanno ribadito anche nell’incontro con i sindaci del territorio.
«Chiediamo che la politica dia risposte, senza il bando internazionale nessuno può darci certezza, senza il progetto integrato siamo tutti rovinati», taglia corto Stefano Meletti della Rsu.
Con loro, a quasi 400 metri sotto terra è sceso ieri mattina anche il deputato iglesiente del Pdl, Mauro Pili. Una protesta in sostegno della vertenza dei lavoratori sino a quando, ha fatto sapere,«non sarà convocata la Camera per affrontare l’argomento».
Intanto venerdì è previsto il vertice al ministero dello Sviluppo economico, a cui prenderanno parte anche i sindaci del Sulcis Iglesiente per affrontare la vertenza Alcoa, una delle 131 che il governo dovrà affrontare a breve.

CESARE DAMIANO, capogruppo Pd nella commissione lavoro a Montecitorio, lancia l’allarme: «Dopo i casi dell’Ilva, di Wind-Jet e di Alcoa ora i minatori del Sulcis. Il governo deve agire. Ci attende un autunno bollente».
Dello stesso avviso la leader Cgil, Susanna Camusso, mentre gli amministratori locali sottolineano la necessità del rilancio della miniera di Nuraxi Figus. Alessandra Zedda, assessore regionale dell’Industria, l’ha detto chiato e tondo, al termine del tavolo con i sindacati nella sede della Regione Sardegna: «Il progetto integrato di cattura e stoccaggio della CO2 è un’opportunità per il Sulcis. Chiederemo al Governo l’applicazione della Legge 99 del 2009, che prevede la realizzazione di una centrale termoelettrica basata sulle tecnologie CCS (Carbon capture and storage). È nostro compito — ha aggiunto — convincere il ministero del fatto che l’investimento è garanzia di innovazione, sviluppo e occupazione per il territorio».
E della vertenza Carbosulcis si parlerà anche oggi in Consiglio regionale, già convocato in seduta straordinaria per discutere del futuro dell’Alcoa, il colosso di Portovesme a rischio chiusura.
«Il timore di perdere oltre 1.500 buste paga, tra Alcoa e Carbosulcis, è concreto, ed è inammissibile che il governo non consideri con la necessaria e doverosa attenzione l’emergenza Sulcis-Iglesiente», ha chiosato la presidente dell’assemblea sarda Claudia Lombardo.