Roma, 31 agosto 2012 - Sale al 10,5% il tasso di disoccupazione nel secondo trimestre del 2012, in aumento di 2,7 punti percentuali rispetto al secondo trimestre del 2011. Si tratta del dato più alto, su base tendenziale, dal secondo trimestre del 1999 quando il tasso si attestava a 11,2%. Lo rileva l’Istat.

L’indicatore passa dal 6,9% del secondo trimestre 2011 al 9,8% per gli uomini e dal 9% all’11,4% per le donne. Il numero dei disoccupati manifesta un ulteriore forte aumento su base tendenziale (+38,9%, pari a 758.000 unità), portandosi a 2.705.000 unità. Circa la metà dell’aumento della disoccupazione è alimentato dalle persone con almeno 35 anni. La crescita interessa tutto il territorio ed è dovuta in sei ogni dieci casi a quanti hanno perso la precedente occupazione.

Nel secondo trimestre 2012 il numero degli occupati diminuisce in termini tendenziali dello 0,2% (-48.000 unità). Il risultato sintetizza il nuovo calo dell’occupazione maschile, a fronte del protrarsi del positivo andamento di quella femminile. L’aumento dell’occupazione più adulta con almeno 50 anni, soprattutto a tempo indeterminato, si contrappone al persistente calo su base annua di quella più giovane e dei 35-49enni.

Al calo tendenziale dell’occupazione italiana (-133.000 unità) si associa la crescita di quella straniera (+85.000 unità). In confronto al secondo trimestre 2011, tuttavia, il tasso di occupazione degli italiani rimane stabile, mentre quello degli stranieri segnala una nuova significativa riduzione (dal 63,5% al 61,5%).

Gli occupati a tempo pieno proseguono la dinamica negativa (-2,3%, pari a -439.000 unità). La caduta tendenziale, particolarmente accentuata nelle costruzioni e nei servizi alle imprese, interessa sia l’occupazione dipendente a carattere permanente sia quella autonoma full-time. Gli occupati a tempo parziale continuano a crescere in misura ancora sostenuta (+10,9%, pari a 391.000 unità), ma si tratta in gran parte di part-time involontario.

L’industria in senso stretto accentua la flessione avviatasi nel precedente trimestre, registrando un calo tendenziale del 2,2% (-104.000 unità), concentrato nelle imprese di medio-grande dimensione. Non si arresta la riduzione degli occupati nelle costruzioni (-5,1%, pari a -98.000 unità). Il terziario registra una variazione positiva (+0,6%, pari a 101.000 unita’), dovuta alla crescita delle posizioni lavorative dipendenti e alla diminuzione di quelle autonome.

Si riduce la popolazione inattiva (-4,9%, pari a -729.000 unità), a motivo della discesa di quanti non cercano e non sono disponibili a lavorare. All’aumentata partecipazione delle donne e dei giovani si accompagna, in quattro ogni dieci casi, la riduzione degli inattivi tra 55 e 64 anni, presumibilmente rimasti nell’occupazione dati i progressivi maggiori vincoli per l’accesso alla pensione.

A LUGLIO TASSO DISOCCUPAZIONE INVARIATO - Il tasso di disoccupazione a luglio resta invariato al 10,7%, lo stesso livello di giugno, ai massimi da gennaio 2004. Lo rileva l’Istat.

Il tasso di disoccupazione a luglio è in aumento di 2,5 punti percentuali su base annua. Il numero dei disoccupati, pari a 2.764 mila, registra un lieve calo dello 0,1% rispetto a giugno. Su base annua le persone in cerca di occupazione aumentano del 33,6% (695 mila unità). Gli inattivi tra 15 e 64 anni diminuiscono dello 0,2% rispetto al mese precedente. Il tasso di inattività è pari al 36%, in calo di 0,1 punti percentuali rispetto a giugno.

Sempre a luglio, prosegue l’Istat, secondo i dati provvisori destagionalizzati, il numero degli occupati è pari a 23.025 mila, invariato sia nel confronto con il mese precedente sia in termini tendenziali. La stabilità dell’occupazione è sintesi del calo della componente maschile e dell’aumento di quella femminile. Il tasso di occupazione è pari al 57,1% e non segna variazioni né in termini congiunturali né su base annua.

Riguardo alle differenze di genere a luglio l’occupazione maschile segna una variazione negativa sia in termini congiunturali (-0,1%) sia su base annua (-1,3%). L’occupazione femminile aumenta rispetto a giugno dello 0,2% e dell’1,9% nei dodici mesi. Il tasso di occupazione maschile (pari al 66,6%) diminuisce di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali e di 1,0 punti rispetto a luglio 2011; quello femminile (pari al 47,6%) aumenta di 0,1 punti nel confronto con il mese precedente e di 1,0 punti percentuali in termini tendenziali.

La disoccupazione maschile diminuisce rispetto al mese precedente dello 0,4% e aumenta del 38,5% rispetto a un anno prima. Il numero di donne disoccupate registra un aumento dello 0,3% rispetto a giugno e del 28,3% su base annua. Il tasso di disoccupazione maschile (10%) è stabile nel confronto con giugno, mentre cresce di 2,7 punti percentuali nei dodici mesi; quello femminile (pari all’11,8%) resta invariato rispetto al mese precedente e aumenta di 2,2 punti rispetto a luglio 2011.

Gli uomini inattivi aumentano dello 0,5% rispetto al mese precedente e diminuiscono del 3,7% su base annua. Il numero di donne inattive segna una variazione negativa sia nel confronto congiunturale (-0,5%) sia rispetto a dodici mesi prima (-4,9%).

GIOVANI, SEMPRE MENO TROVANO LAVORO -  Continua a crescere la disoccupazione tra i giovani. Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni sale a luglio al 35,3% dal 33,9% di giungo (1,3 punti percentuali in più) e 7,4 punti rispetto a luglio del 2011. Lo rileva l’Istat sottolineando che il ritmo di crescita su base annua è tre volte più elevato del tasso generale. Tra i 15-24enni le persone in cerca di lavoro sono 618mila e rappresentano il 10,2% della popolazione in questa fascia di età.
 

Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni sale nel secondo trimestre 2012 al 33,9%, dal 27,4% del secondo trimestre del 2011. Lo rileva l’Istat sottolineando che si tratta del tasso piu’ alto dal 1993, inizio delle serie storiche.

QUASI TRE MILIONI DI PRECARI - Nel secondo trimestre 2012 i lavoratori dipendenti a termine sono quasi 2,5 milioni (2,455 mln), il livello più alto dal secondo trimestre del 1993, inizio delle serie storiche. Lo rileva l’Istat. Se si aggiungono i collaboratori che sono pari a 462mila unità, si arriva a quasi tre milioni di lavoratori precari.