Città del Vaticano, 1 settembre 2012 - "Un paragone del tutto arbitrario e per nulla fondato, nè medicalmente nè moralmente". Così la Radio Vaticana definisce l’accostamento fatto da media e esponenti politici tra le ultime ore del cardinale Carlo Maria Martini e i casi di Eluana Englaro e Piergiorgio Welby.

La rinuncia di Martini ad essere alimentato tramite sondino dopo che l’ultima crisi l’aveva reso non più in grado di deglutire cibi, né solidi né liquidi era "determinata - afferma l’emittente - dall’avvicinarsi ormai imminente della morte di cui Martini era pienamente cosciente", e non certo dal desiderio di accelerarne l’arrivo. Sembra, denuncia da parte sua il professor Roberto Colombo, sacerdote, bioeticista e genetista, docente dell’Università Cattolica, che "la morte di una grande figura, come il cardinale Martini, sia stata strumentalizzata per fini diversi che possiamo immaginare, ma che vogliamo giudicare come davvero squallidi".

Secondo la Dottrina della Chiesa, sottolinea il sacerdote medico, "la rinuncia all’accanimento terapeutico non vuol dire procurarsi la morte o procurare la morte ad una persona. Si accetta semplicemente di non poterla impedire. Spetta al paziente, se ne è cosciente, in dialogo con il proprio medico e con le persone che lo assistono, decidere quando e come sospendere determinati trattamenti o non iniziarne altri all’approssimarsi del termine della propria esistenza terrena". E, aggiunge, "da quanto sappiamo, il cardinale Martini ha voluto sempre essere informato, in modo pieno e completo, sulla propria condizione di salute per poter prendere delle decisioni che fossero coerenti con la sua visione profonda ed evangelica della vita, e anche di fronte all’ultimo istante di essa, alla sua morte".

"Il cardinale Martini - ricorda ancora don Colombo, che è responsabile di un settore di ricerca di grande rilievo nell’ambito scientifico - soffriva da oltre 10 anni di una malattia neurodegenerativa, il morbo di Parkinson, che vede la comparsa periodica di crisi che, con il tempo, tendono ad aggravarsi. Da quanto ha dichiarato il suo medico personale, il professor Gianni Pezzoli, si è verificata un’ultima crisi particolarmente grave" a seguito della quale è stata prospettata l’eventualità di una alimentazione per via enterale, attraverso un sondino, e il cardinale ha scelto di non farsi praticare questo trattamento considerato l’avvicinarsi ormai imminente del termine della sua vita". In merito, don Colombo chiarisce che "l’accanimento terapeutico si configura come un intervento medico non più adeguato alla reale situazione del malato, perché ormai sproporzionato ai risultati che si potrebbero sperare, oppure perche’ appare troppo gravoso per le sue condizioni".

Invece, distingue lo scienziato, "nel caso della giovane Eluana, essa versava in una situazione clinica che era del tutto differente; non era in agonia, né stava per entrarvi, e per il suo stato clinico, la nutrizione enterale era perfettamente appropriata. Anche nel caso di Piergiorgio Welby, su richiesta dello stesso paziente, il respiratore gli venne staccato ben 45 anni dopo l’inizio della patologia; anche in questo caso, Welby, non si trovava in prossimità della morte. Si è dunque trattato di un’eutanasia volontaria".