Cagliari, 4 settembre 2012 - Sono tre gli operai dell’Alcoa che stanno protestando sul silos a 70 metri d’altezza nello stabilimento di Portovesme, nel Sulcis. Anche gli stessi delegati sindacali non erano riusciti a scorgere, dal basso, il terzo lavoratore che da questa mattina sta occupando la sommità del serbatoio dell’acqua nell’impianto di produzione di alluminio. "La situazione è drammatica - spiega all’agenzia Ansa il delegato Rsu Massimo Cara - uno degli operai sta anche poco bene e deve assumere dei farmaci. Stiamo cercando di convincerli a scendere, ma non è semplice perché sono disperati’’. I colleghi, intanto, hanno mandato ai tre, con delle funi, diverso materiale, tra tende e teli, per coprirsi dal vento e dalla pioggia che è caduta copiosa dal tardo pomeriggio. ‘’Siamo pronti a tutto, non possiamo mollare così - dicono dalla cime della torre - Questa azienda è il nostro pane’’.

Intanto il programma comunicato ai sindacati per la progressiva e controllata fermata dell’impianto di Portovesme ‘’è in vigore senza alcuna modifica, salvo la sospensione dell’applicazione del bypass dei terzi blocchi, con fermata istantanea di 85 celle, originariamente prevista per il 7 settembre ed ora posticipata alla prossima settimana’’. Lo precisa l’Alcoa, in una nota, a proposito del raffreddamento delle procedure che porteranno al blocco dell’attivita’ nello stabilimento sardo. "Secondo le intese del 27 marzo 2012, non essendo stata formalizzata entro il 31 agosto alcuna lettera di intenti finalizzata alla vendita dello stabilimento, il programma di fermata - si legge nella nota - e’ stato avviato, con comunicazione formale al sindacato, il 1 settembre 2012’’. La fermata delle 85 celle elettrolitiche slitterà, invece, alla prossima settimana, in attesa dell’esito dei due incontri fissati a Roma al ministero dello Sviluppo economico: uno il 7 settembre con la multinazionale svizzera Glencore, potenziale acquirente della fabbrica, il secondo il 10 con i sindacati, la Regione, gli amministratori del territorio e la stessa Alcoa.

PASSERA - Corrado Passera è apparso pessimista sulla sorte di Alcoa. “Non ci sono stati dei veri impegni da parte di nessuno per possibili acquisizioni”, ha detto il ministro dello Sviluppo economico intervenendo alla festa del Pd a Reggio Emilia. “Stiamo continuando e continueremo a cercare possibili compratori, ma non dobbiamo nasconderci che è una situazione quasi impossibile, di scarsissimo interesse per gli investitori”, ha aggiunto.

Era stato sottoscritto un accordo, ha ricordato il titolare dello Sviluppo economico, “stiamo lavorando in questa grande difficoltà, ma intendiamo anche rispettare i patti”. “E' stato fatto un accordo preciso sottoscritto da tutti e se non lo rispettassimo perderebbe di credibilità qualsiasi accordo facessimo in futuro con altri interlocutori”, ha sottolineato Passera. "Le cose bisogna affrontarle - ha aggiunto ancora il ministro - ad oggi non abbiamo una manifestazione di interesse da parte di nessuno: non è escluso che possa arrivare anche presto però - ha sottolineato Passera - se non arrivasse andremo avanti a lavorare. In questa situazione - ha concluso - vanno rispettati gli accordi che tutti abbiamo sottoscritto al ministero alcuni mesi fa".

GIALLO SULL'INCONTRO - I rappresentanti dei lavoratori dell’Alcoa avevano chiesto un incontro unitario con i leader della maggioranza che sostiene il governo Monti. E la Fim aveva anche annunciato questa mattina che l’incontro con Angelino Alfano, Pierluigi Bersani e Pier Ferdinando Casini si sarebbe svolto alle 12 a Palazzo Marini. Ma “qualcuno - ha spiegato il leader Udc in conferenza stampa - ha ritenuto più opportuno fare incontri separati. Mi dispiace. E’ un’occasione persa”. Si svolgono quindi tre incontri separati con la Fiom-Cgil, la Fim-Cisl, la Uilm e le Rsu dell’Alcoa: il primo con Casini alla Camera, poi con il segretario Pdl Alfano a via dell’Umiltà, infine con il segretario del Pd al Nazareno.

Casini non svela al termine del suo colloquio con i sindacati dell’azienda in difficoltà chi tra Alfano e Bersani non ha voluto un incontro congiunto. Ma ieri, a sera, era circolata la voce che a incontrare i rappresentanti dei lavoratori sarebbero stati il leader centrista e il numero uno dei democratici. “Sarebbe stata meglio una prova unitaria della maggioranza di fronte alle questioni del lavoro”, ha insistito Casini. “E’ stata una cosa non all’altezza delle aspetattive - ha aggiunto - ci sono dei momenti in cui non bisogna vergognarsi di essere uniti”.

MONTI - "Non ho fatto promesse in campagna elettorale, ma questo governo avverte la crisi occupazionale come un problema centralissimo per l’economia e la società italiana”. Lo ha detto Mario Monti, riferendosi anche alla protesta Alcoa, al termine dell’incontro con il presidente francese Hollande.

BERSANI - "E’ giusto fare appello a tutti perché ci si concentri di più sul tema del lavoro e sull’aspetto produttivo" perché "vediamo che i problemi economici e produttivi si aggravano, le aziende sono in difficoltà, le piccole imprese saltano, i presidi industriali con problemi si moltiplicano". Lo ha detto il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, dopo l’incontro con i rappresentanti sindacali di Alcoa. Il segretario del Pd ha sottolineato che "se restringiamo la capacità produttiva, non riusciremo a tenere a posto i conti".

ALFANO -  Al termine dell'incontro coi rappresentanti di Alcoa, Angelino Alfano ha manifestato pieno sostegno ai lavoratori dell'Alcoa e ha rivendicato l'azione già svolta dal Pdl per solloecitare il Governo sul tema e per evitare la chiusura degli impianti. “Se davvero l’Italia vuole attrarre investitori internazionali - ha affermato - la questione ineludibile è quella del contenimento dei costi dell’energia, condizione essenziale per garantire competitività. La questione dei costi energetici appare decisiva, così come un impegno chiaro del governo sul futuro del settore dell’alluminio. Il Pdl è determinato ad agire in questo senso”.

DI PIETRO - “La vicenda Alcoa è lo specchio della grave crisi occupazionale che attanaglia il nostro Paese. L’Italia continua a pagare la mancanza di politica industriale e la totale incapacita’ dei governi Berlusconi prima e Monti poi”. E’ quanto scrive sul suo blog il presidente dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro per il quale non basta la propaganda a nascondere la drammaticita’ della situazione. “Nè uno nè l’altro, infatti, sono stati in grado di mettere in campo quelle riforme strutturali necessarie per rilanciare la crescita e lo sviluppo. Berlusconi ha pensato a utilizzare le istituzioni per farsi gli affari propri, raccontando ai cittadini che la crisi non c’era, che alberghi e ristoranti erano pieni, trascinandoci cosi’ sull’orlo del precipizio. Monti, invece, continua a far cassa sulle spalle delle fasce sociali piu’ deboli della popolazione, risparmiando grandi patrimoni, lobby e potentati economico-finanziari”, aggiunge.

Da Palazzo Chigi “vogliono farci credere che basti la propaganda per nascondere la drammaticità della crisi che sta affondando le imprese e gettando nello sconforto milioni di lavoratori e di famiglie - scrive Di Pietro - Purtroppo la realtà è un’altra. E’ quella dei minatori del Sulcis, degli operai dell’Ilva, di Termini Imerese, della Irisbus e di migliaia di altre aziende e di piccole e medie imprese su cui si regge l’economia reale. Oggi sono i lavoratori dell’Alcoa, che sono saliti su un silos a 70 metri di altezza, a chiedere una soluzione certa per il loro futuro e a porre una questione di politica industriale non piu’ rinviabile. Un governo serio avrebbe pensato a come affrontare i problemi relativi al costo dell’energia elettrica, che per l’azienda e’ quasi il doppio rispetto ai concorrenti europei, e avrebbe approntato una strategia industriale per produrre energia ad un costo competitivo. Niente di tutto questo e’ stato fatto”, prosegue il leader dell’Idv. Così “come niente è stato fatto per trovare un progetto aperto ai grandi consumatori italiani di alluminio quando la multinazionale Alcoa ha deciso di spostare la produzione in altre parti del mondo. Chiudono gli stabilimenti, depauperano i territori. E’ avvenuto con la Fiat, avviene oggi a Portovesme, in Sardegna”.