Roma, 10 settembre 2012 - Il termine “Paralimpiadi” a me non piace: sembra quasi si vogliano aggiungere distanze e distacchi dove non dovrebbero esistere. E mentre invito a pensare vocaboli più appropriati per definire il cimento di atleti davvero speciali, mi piacerebbe confrontare con voi alcune riflessioni.
Ho amici “normodotati”, cito Giorgio Faletti per fare un esempio, forniti di geniali versatilità che consentono loro di eccellere sul palcoscenico, nell’arte, nella musica e nella letteratura.

Annalisa Minetti è una bella signora non vedente. Dinanzi al suo fascino si sono inchinati concorsi di bellezza, di fronte alla sua voce il tempio della musica italiana. L’avreste mai detto che, non più ragazzina, ci avrebbe regalato anche un record mondiale nei 1500 metri piani?

Alex Zanardi conduce i bolidi con la stessa naturalezza con cui conduce ottime trasmissioni televisive. Forse nella sua indole di pilota è insita la sfida. Una sfida che viene ricompensata con una scorpacciata d’oro olimpico. Eppure immagino quante volte Annalisa e Alessandro abbiano implorato il Cielo quando il buio di una sera invisibile o un semplice scalino insuperabile bussavano alle loro menti.

E invece hanno continuato, regalando vittorie al Paese e soprattutto esempi a chi soffre. Lontani dalle pastoie del calciomercato, dagli assegni degli sponsor, dai premi per la vittoria. Forti solo della convinzione di uno sport sano, che libera la mente, che fa crescere, che allontana ogni male. Quegli atleti “paralimpici” stanno regalando voglia di vita a tutti noi, vita che va vissuta e premiata per ogni suo battito. Grazie Annalisa, grazie Alex e grazie a tutti voi che ci state insegnando quanto sia vicino ciò che non deve essere lontano.