Taranto, 30 settembre 2012 -  Da quasi una settimana alcuni operai e dipendenti dell’Ilva di Taranto, poco meno di una ventina, si trovano sul nastro trasportatore dell’altoforno 5 e su una passerella del camino E312 dell’area agglomerato dello stabilimento, sequestrati dalla magistratura nell’ambito dell’inchiesta sul presunto inquinamento ambientale.

La fine dello sciopero di Fim Cisl e Uilm Uil e la rimozione dei blocchi stradali, oltre ai tentativi del sindaco Ippazio Stefano, non li hanno convinti a scendere. Anche la notte scorsa il presidio a 50-60 metri è proseguito: sono decisi ad andare avanti fino all’approvazione definitiva della nuova autorizzazione integrata ambientale prevista per il 15 o il 17 ottobre che dovrebbe, forse, rendere il quadro più chiaro sul futuro dello stabilimento siderurgico più grande di Europa.

LA DENUNCIA ALL'AJA  - Il Comitato ‘Taranto Futura’, cosi’ come annunciato nel luglio scorso, ha presentato una denuncia al procuratore del Tribunale penale internazionale dell’Aja per chiedere l’apertura di un’inchiesta nei confronti della classe dirigente tarantina, regionale e nazionale, in concorso con i vertici dell’Ilva, per la violazione degli articoli 5, 6 e 7 dello statuto della Corte penale internazionale per i reati di genocidio e crimini contro l’umanità in relazione all’inquinamento prodotto dallo stabilimento siderurgico e ai mancati controlli da parte delle istituzioni.

Lo rende noto l’avvocato Nicola Russo, coordinatore del Comitato cittadino, che ha già promosso un referendum per la chiusura totale o parziale del siderurgico. Russo sottolinea in una nota che l’esposto si basa sugli ultimi dati e accertamenti sanitari forniti dai periti del Tribunale nel procedimento per disastro ambientale nei confronti di dirigenti dell’Ilva.