Il polverone che Paolo Gabriele ha deciso di alzare durante la deposizione nel processo a suo carico per il trafugamento dei documenti dall’appartamento papale è un fiume in piena.
Molto di più e anche di peggio di quanto i vertici vaticani si potevano aspettare. L’ex maggiordomo papale ne ha avute per tutti: per il Santo Padre - che in qualche modo ha descritto come poco informato su quanto accade intorno a lui - per la cerchia ristretta del Pontefice, per diversi dei cardinali di Curia - di cui ha fatto anche i nomi (se pure con la formula sfumata del «mi suggestionavano») - e soprattutto per la Gendarmeria vaticana, accusata di metodi poco regolari sia nelle perquisizioni sia nella detenzione. Un dipinto a tinte foschissime, che arriva all’improvviso, e che niente faceva presagire così duro (i suoi avvocati, per esempio, mai avevano lanciato invettive tanto gravi ai vertici dello Stato vaticano).

E al di là di quanto ci possa essere di vero nei racconti del maggiordomo-spione (la Gendarmeria ha subito smentito quanto sostenuto da Gabriele), il cambio di rotta nella linea difensiva di ‘Paoletto’ è evidente. I motivi meno, anche se è molto probabile che non manchi una strategia o un fine nascosto. Chiamare tutti in correità per fare pressioni, onde ottenere una condanna mite o la grazia immediata? Spingere comunque il Vaticano a non mollarlo, magari concedendogli un aiuto o un’assistenza per il dopo (Gabriele ha una famiglia da mantenere e tre figli)? Chissà, solo lui ha una risposta. Certo è che ‘Paoletto’ ora come ora è un uomo che vale oro quanto pesa. Le case editrici di mezzo mondo farebbero follie per accaparrarsi le sue memorie, un bestseller planetario annunciato. Lui lo sa, e alza il polverone. Anche il Vaticano lo sa, ma sa di non potersi permettere lo scandalo.
In mezzo a tutto questo, c’è un vecchio professore di 85 anni che si scopre tradito dai suoi più collaboratori intimi e accerchiato da un branco di lupi che si azzannano tra di loro.

Certo, sono i rischi del mestiere - i Sacri Palazzi non sono mai stati un luogo per educande - e qualche difetto di governance Ratzinger l’avrà pure evidenziato, ma l’imbarazzo umano resta. Tutti dicono di amare il Santo Padre, però all’atto pratico i veleni e le coltellate nella schiena sono la loro moneta di scambio.