L'Aquila, 22 ottobre 2012 - Il giudice del tribunale dell’Aquila, Marco Billi, ha condannato a sei anni di reclusione i sette membri della Commissione Grandi rischi, che avrebbe rassicurato circa l’improbabilità della forte scossa di terremoto a L’Aquila, che la notte del 6 aprile 2009 causò 309 vittime.

Franco Barberi, Enzo Boschi, Mauro Dolce, Bernardo De Bernardinis, Giulio Selvaggi, Claudio Eva e Gianmichele Calvi sono stati dunque ritenuti colpevoli, per reato colposo, della morte di 29 persone e del ferimento di altre quattro, i cui comportamenti erano stati messi direttamente in relazione alla sottovalutazione del pericolo da parte della Commissione Grandi Rischi. A tutti sono state concesse le attenuanti generiche. Oltre ai sei anni di carcere, sono stati condannati anche all’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Nel corso del dibattimento l’accusa aveva chiesto quattro anni di reclusione.

Inoltre il giudice unico del Tribunale dell’Aquila ha disposto un risarcimento di 7,8 milioni di euro, a cui dovrà provvedere, in solido ai sette imputati, la presidenza del Consiglio. Palazzo Chigi, infatti, è stato dichiarato responsabile civile per la morte delle 29 persone.

LA DIFESA - "Una sentenza sbalorditiva e incomprensibile, in diritto e nella valutazione dei fatti", è stato il commento dell'avvocato Marcello Petrelli, difensore del professor Franco Barberi. "Una sentenza che - ha aggiunto - non potrà che essere oggetto di profonda valutazione in appello". "Questa sentenza avrà grosse ripercussioni sull’apparato della pubblica amministrazione. Nessuno farà più niente", ha detto l’avvocato Filippo Dinacci, legale di fiducia di Bernardo De Bernardinis e di Mauro Dolce.

BOSCHI - "Sono avvilito, disperato. Pensavo di essere assolto. Ancora non capisco di cosa sono accusato", ha invece dichiarato Enzo Boschi, ex presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv).

DE BERNARDINIS - "Mi ritengo innocente di fronte a Dio e agli uomini", ha invece detto il professor Bernardo De Bernardinis, ex vicecapo della Protezione civile e attuale presidente dell’Ispra. "La mia vita da domani cambierà, ma se saranno dimostrate le mie responsabilità in tutti i gradi di giudizio - ha aggiunto - le accetterò fino in fondo".

IL PM - "Non ci sono commenti da fare se non quelli del giudice che ha letto la sentenza: tutto il filo conduttore del processo non era la ricerca di colpevoli, ma quella di capire i fatti, perché noi con il compianto procuratore capo, Alfredo Rossini, volevamo solo capire i fatti", ha dichiarato al termine del processo il pm Fabio Picuti, visibilmente teso. "L’Aquila - ha spiegato - ha consentito che si tenesse questo processo delicato e si arrivasse a sentenza".

I PARENTI DELLE VITTIME - "E’ solo un primo passo però mi sembra che le cose vadano nel verso giusto", ha dichiarato Ilaria Carosi, sorella di Claudia, morta nel crollo di via XX Settembre. La donna ha ammesso che l’emozione è stata tanta e si è detta stupita dell’aumento di pena di due anni rispetto ai quattro chiesti dal pm. "La strada della giustizia è lunga - ripete -, ma qui importante è il principio: dopo questa sentenza, per il futuro lo Stato e ogni potere dovranno fare le cose senza quella leggerezza, quella negligenza di cui ha parlato il pm Picuti".

Commossa Antonietta Centofanti, zia di Davide, morto nella Casa dello Studente nella tragica notte del 6 aprile 2009. "Tra le repliche e la sentenza sono andata al cimitero a trovare mio nipote: sentivo dire che gli imputati avevano una grande scuderia di avvocati, ma stavolta ha vinto il mio ‘avvocato celeste’ - ha dichiarato -. Si vede che la nostra giustizia aveva un avvocato più potente dei loro, doveva essere così perché tutto questo non accada più".