Roma, 26 ottobre 2012  - Berlusconi era il "dominus indiscusso" della società, "non è sostenibile che questa abbia subito truffe per oltre un ventennio senza neanche accorgersene". Le motivazioni della sentenza di condanna all'ex premier sono lette dal presidente del collegio Edoardo D'Avossa al termine del processo Mediaset.

Secondo i giudici c'è stato "un preciso progetto di evesione esplicato in un arco temporale ampio e con modalità sofisticate”. Per loro Berlusconi "rimane al vertice della gestione dei diritti" anche "dopo la discesa in campo" perché non c'era "altro soggetto" a gestire il sistema di frode. Il sistema dei diritti tv aveva un "duplice fine": una "imponente evasione fiscale" e la "fuoriuscita di denaro" a favore dell'ex premier. 

IL MECCANISMO - D'Avossa parla di un "meccanismo fraudolento" che non aveva una "logica commerciale" e che "andava avanti dal 1995", anno della quotazione in Borsa di Mediaset. Si fa riferimento alle "operazioni fittizie" e alla "fittizietà dei contratti" relativi agli acquisti dei diritti televisivi.

I giudici, in sostanza, accolgono nelle motivazioni l’impostazione del pm di Milano, Fabio De Pasquale, il quale nell’imputazione ritiene Agrama socio occulto di Berlusconi.

"C’era sovrapponibilità tra Lorenzano, Berlusconi e Agrama", hanno chiarito i giudici, parlando anche di una "lettera confessione di Agrama" che, secondo il collegio, è la migliore risposta "alla linea difensiva".

Il collegio nelle motivazioni descrive inoltre la "catena" delle "tante società occulte" del gruppo che si occupavano della compravendita dei diritti e spiegano che "l’ultimo anello" era "una società maltese".