Roma, 26 ottobre 2012  - Silvio Berlusconi si scaglia contro i giudici che lo hanno condannato in primo grado a quattro anni di reclusione al termine del processo Mediaset. "E' una condanna politica, incredibile e intollerabile", tuona il Cavaliere ai microfoni di Studio Aperto.

"So che certamente non si può andare avanti così. Si deve fare qualcosa", continua l'ex premier. "Quando non si può contare sull'imparzialità dei giudici in un Paese, questo "diventa incivile, barbaro, invivibile e cessa di essere una democrazia. Dispiace ma è così". E ancora: "Ci sono molte prove della mia innocenza e due assolutamente inoppugnabili".

Berlusconi nega con forza che ci sia un legame tra l'annuncio del suo passo indietro e la condanna di oggi: "Nessuna connessione, assolutamente".

LO SFOGO - Il Cavaliere spiega di aver speso più di 60 mila euro al giorno per fronteggiare “i tanti processi politici inventati a mio riguardo”.

Quindi snocciola i numeri: "Ho subito più di 60 procedimenti, più di mille magistrati si sono occupati di me. Il mio gruppo ha avuto 188 visite della polizia giudiziaria e della Guardia di finanza, ci sono state 2666 udienze in questi 18 anni e ho speso più di 400 milioni in parcelle di avvocati e consulenti”.

L'AFFONDO - Berlusconi entra anche nel merito delle motivazioni della sentenza: "L’accusa - dice - mi vorrebbe socio occulto di due imprenditori americani che io non ho mai neppure conosciuto. Quest’accusa non ha nessun riscontro con la realtà. Se io fossi stato socio di questi imprenditori, sarebbe bastata una mia telefonata ai responsabili dell’ufficio acquisti di Mediaset per determinare l’acquisto dei diritti che loro volevano vendere, senza che ci fosse bisogno di pagare nessuna tangente".

"Ma soprattutto - aggiunge il Cavaliere -, se fossi stato socio di questi imprenditori, sarei venuto immediatamente a conoscenza del pagamento di una tangente oltretutto così elevata, 15 milioni di euro, ai responsabili dell’ufficio acquisti di Mediaset e non avrei potuto far altro che provvedere all’immediato loro licenziamento, visto oltretutto che da questi responsabili passavano acquisti di diritti televisivi per oltre 750 milioni all’anno, non solo i 35 milioni di questi due imprenditori.

"Nessun imprenditore - conclude - si sarebbe potuto comportare diversamente consentendo ai responsabili del suo ufficio acquisti di continuare a rubare a danno suo e della sua azienda”.