Taranto, 26 novembre 2012 - L’Ilva, in una nota, dice che il sequestro della produzione disposto dalla magistratura ‘’comportera’ in modo immediato e ineluttabile l’impossibilita’ di commercializzare i prodotti e, per conseguenza, la cessazione di ogni attività nonchè la chiusura dello stabilimento di Taranto e di tutti gli stabilimenti del gruppo che dipendono, per la propria attività, dalle forniture dello stabilimento di Taranto’’. Gli operai "a casa" sarebbero circa 5mila.

Ilva ribadisce “con forza l’assoluta inconsistenza di qualsiasi eccesso di mortalità ascrivibile alla propria attività industriale, così come le consulenze epidemiologiche sopraccitate inequivocabilmente attestano”. E’ quanto si legge in una nota dell’azienda. “Per chiunque fosse interessato - prosegue la nota - Ilva mette a disposizione sul proprio sito le consulenze, redatte da i maggiori esponenti della comunità scientifica nazionale e internazionale, le quali attestano la piena conformità delle emissioni dello stabilimento di Taranto ai limiti e alle prescrizioni di legge, ai regolamenti e alle autorizzazioni ministeriali, nonché l’assenza di un pericolo per la salute pubblica”.

GIOVEDI' L'INCONTRO COL GOVERNO - Il governo ha convocato per giovedì alle 15 a palazzo Chigi le parti sociali e le istituzioni locali per discutere della situazione di Ilva. Lo annuncia l’Ufficio stampa attraverso twitter.

SCIOPERO - I sindacati metalmeccanici Fim, Fiom e Uilm hanno deciso stasera lo sciopero immediato dei lavoratori dell’Ilva in segno di protesta per la decisione dell’azienda di fermare tutta l’area a freddo dopo il blocco e il sequestro delle merci disposti oggi dalla Magistratura. I sindacati parlano di “rappresaglia” dell’azienda “contro i lavoratori”.

LA GIORNATA - UILM - La Uilm aveva chiesto al governo di convocare al più presto il sindacato a palazzo Chigi per “la situazione tragica” dell’Ilva, altrimenti, in assenza di risposte, giovedi prossimo sarà sciopero nazionale. “La siderurgia nazionale oggi ha ricevuto un duro colpo e riteniamo indifferibile - afferma Mario Ghini, segretario nazionale della Uilm - risposte chiare da parte del governo: deve dire se ha intenzione di salvaguardare un patrimonio industriale e occupazionale essenziale per il Paese. Come sindacato, riteniamo necessaria una convocazione a Palazzo Chigi nelle prossime ore e, se ciò non avverrà, siamo pronti a proclamare uno sciopero nazionale di tutto il gruppo siderurgico per giovedì 29 novembre”. “La situazione - sottolinea - è tragica: Ilva vuol mettere in libertà a Taranto tutti i 5mila lavoratori occupati nell`area a freddo; nei siti di Genova e Novi Ligure ci sono rispettivamente scorte di materiale da lavorare per una e due settimane. Invitiamo il governo a prendere posizione”.

FIOM - Il segretario della Fiom Cgil di Taranto Donato Stefanelli: "L’azienda sta comunicando in questo momento che da stasera fermano gli impianti di tutta l’area a freddo. Noi invitiamo invece i lavoratori che devono finire il turno a rimanere al loro posto e a quelli che montando domani mattina di presentarsi regolarmente’’.

CLINI - "Stiamo facendo accertamenti, vogliamo sapere se in queste condizioni nuove è possibile per l’Ilva realizzare gli interventi e gli investimenti necessari per rispettare l’Aia o no. In caso di no dobbiamo prendere provvedimenti per far rispettare la legge’’. Lo ha detto il ministro dell’Ambiente Corrado Clini sull’Ilva. "Chi oggi si assume la responsabilità di chiudere l’Ilva a fronte dell’autorizzazione integrata ambientale che abbiamo rilasciato si assume la responsabilità di un rischio ambientale che potrebbe durare anni e potrebbe non essere risanabile nel breve periodo".

ARRESTI E SEQUESTRI - La Guardia di finanza ha eseguito una serie di arresti e sequestri a Taranto nei riguardi dei vertici dell’Ilva e di esponenti politici nell’ambito dell’inchiesta ‘Ambiente venduto’. Sotto la lente degli investigatori una serie di pressioni che l’Ilva avrebbe effettuato sulle pubbliche amministrazioni per ottenere provvedimenti a suo favore e ridimensionare gli effetti delle autorizzazioni ambientali. Accuse a vario titolo di associazione per delinquere, disastro ambientale e concussione. In particolare, secondo quanto si apprende, le ordinanze di custodia cautelare, emesse dal Gip di Taranto, chiamerebbero nuovamente in causa la famiglia Riva, e anche funzionari e politici di enti locali pugliesi.

Tra le persone raggiunte dalle misure cautelari ci sono Fabio Riva, vicepresidente del gruppo Riva e figlio di Emilio Riva (già ai domiciliari dal 26 luglio scorso) e fratello di Nicola Riva (anche lui ai domiciliari dal 26 luglio); Anche il presidente dell’Ilva Bruno Ferrante e il direttore generale dell’azienda, Adolfo Buffo, sono coinvolti nell’inchiesta che ha portato all’emissione di sette ordinanze di custodia cautelare e al sequestro dei prodotti finiti/semilavorati. I due dirigenti hanno ricevuto altrettanti avvisi di garanzia. In carcere sono finiti Fabio Riva, ammistratore delegato dell’Ilva, Luig Capogrosso, ex direttore delle stabilimento l’ex consulente Girolamo Archinà.

SEQUESTRATA LA PRODUZIONE DEGLI ULTIMI MESI - La procura di Taranto ha posto sotto sequestro tutta la produzione dell’Ilva degli ultimi quattro mesi. L'intera produzione stoccata nell`ex yard Belleli e nei parchi della zona portuale di Taranto è finita sotto sequestro preventivo richiesto dalla procura di Taranto. Sotto sequestro sono finite migliaia di lastre di acciaio e coils, grossi cilindri di materiale finito pronti per essere spediti alle industrie. La merce sequestrata non potrà essere commercializzata perché si tratta di prodotti realizzati in violazione della legge. Secondo la procura ionica, costituiscono profitto di reati perché realizzati durante i quattro mesi in cui l`area a caldo dello stabilimento era sotto sequestro senza alcuna facoltà d`uso.

Il provvedimento, firmato dal gip Todisco sulla base del secondo comma della legge 321 (quella sulla responsabilità amministrativa delle società) collegato al 240 del codice penale, riguardante la confisca di beni, riguarda anche eventuali produzioni del futuro e pone uno stop definitivo alla produzione dell`acciaieria che dal 26 luglio, giorno del primo sequestro, è ugualmente andata avanti nonostante l`ordine della magistratura. Sette le misure cautelari eseguite questa mattina dalla guardia di finanza. Agli arresti domiciliari è finito anche il docente dell`università di Bari, Lorenzo Liberti, che secondo i pubblici ministeri avrebbe ricevuto pressioni dall`Ilva per ammorbidire una perizia che due anni fa stava elaborando per conto della procura ionica.

PM: CONTATTI TRA ARCHINA' E VENDOLA - Dalle nuove indagini sull’Ilva emergono ‘’numerosi e costanti contatti di Girolamo Archinà, direttamente, e di Fabio Riva, indirettamente, con vari esponenti politici tra cui il governatore della Puglia Nichi Vendola’’. E’ quanto scrive il gip di Taranto nell’ordinanza di custodia cautelare per i vertici dell’Ilva.

"Il direttore dell’Arpa Giorgio Assennato può raccontare se ha mai subito o pressioni o tirate d’orecchie da parte mia. Le mie pressioni sono andate sempre nella direzione di essere inflessibili in termini di ambientalizzazione’’ Lo ha detto poco fa il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola.

LA MAZZETTA - L’ex consulente della procura di Taranto Lorenzo Liberti, già preside della Facoltà di Ingegneria a Taranto, secondo la tesi dell’accusa, sarebbe il destinatario di una ‘mazzetta’ di 10mila euro che Archinà gli avrebbe consegnato nel marzo 2010 in una stazione di servizio lungo l’autostrada Taranto-Bari. I soldi dovevano servire, sempre secondo l’accusa, ad attenuare la perizia che Liberti, assieme ad altri esperti, stava conducendo su incarico della Procura di Taranto relativamente all’impatto dell’inquinamento da diossina sulle condizioni di vita e salute della popolazione tarantina. L’Ilva ha sempre smentito che si trattava di una tangente a Liberti ma ha affermato che quei soldi Archinà avrebbe dovuto versarli come donazione alla Diocesi di Taranto.