Roma, 14 dicembre 2012 - Gli italiani lo fanno la sera e la mattina. Cosa? Non quello che si era soliti pensare fino a qualche tempo fa, quanto piuttosto il 'cercare notizie'. Perché, se mai ci fossero stati dei dubbi, la verità è che agli italiani piace informarsi, comodamente, da casa. E' così che vanno a spulciare le news on line solitamente la mattina quando si svegliano e la sera prima di andare a dormire. Come dire, le generazioni cambiano e pure le abitudini. E' ciò che rivela il Reuters Institute, il cui autorevole Rapporto sull’Informazione digitale è stato presentato oggi da Nic Newman, giornalista e stratega digitale, al seminario-dibattito sui nuovi media promosso dall’Associazione Stampa Romana in Vaticano.

E la cosiddetta 'generazione 2.0', ovvero quella dei giovani fra i 18 e i 30 anni (il 14% della popolazione) cresciuti di pari passo all'esplosione dei social network (in testa Facebook e Twitter), è connessa, globale e interattiva. L'analisi in questo caso è dell’Istituto Duepuntozero Research del gruppo Doxa.


Dall’indagine ‘’Generazione 2.0 Made in Italy’’, condotta dal 2008 ad oggi e presentata a Roma dall’Associazione dei servizi professionali per le imprese (Asseprim-Confcommercio), emerge che la generazione 2.0 italiana non utilizza internet solo per cercare informazioni, ma vive la rete principalmente attraverso i social network. Basti pensare che il 91% dei giovani è iscritto ad almeno una ‘rete sociale’, più della metà partecipa a forum online (55%), quasi un terzo segue un blog con continuità (34%) e il 17% ne gestisce uno in prima persona.

Online i ragazzi della ‘’Net Generazione’’ guardano principalmente video (92%) ma più che altro vivono la propria socialità: ‘navigano’ fra profili, bacheche e foto di altri utenti (84%), condividono link o contenuti (79%), leggono le opinioni su marche e prodotti (74%), consultano post e commenti nel web (65%), partecipano a concorsi a premi (63%), scrivono qualcosa di sé (61%), seguono i consigli in rete di persone che non conoscono (59%). Dati che non sorprendono visto che l’Italia, secondo una ricerca di Social Technographics, è popolata da blogger: ai ‘diari online’ si dedicano circa 7 milioni di utenti su 25 milioni di internauti.

"I controlli regolari - ha aggiunto Newman - rassicurano le persone facendole sentire al corrente degli eventi che potrebbero riguardarle”. Insomma, devono partire la giornata avendo il polso della situazione e devono andare a dormire sapendo cosa li attenderà il giorno dopo. Quanto alla consistente minoranza (25 per cento) degli utenti che preferiscono invece fruire le news lungo l’arco dell’intera giornata, lo “stratega” ha offerto una logica spiegazione: “consumano le notizie, rispetto alla media, sui cellulari e sui tablet, il che si spiega con il fatto che questi dispositivi portatili facilitano un accesso regolare delle notizie”.


Ma la grande 'fame di informazione' ha anche un 'neo' secondo Peter Kellner, presidente di YouGov e Chariman della Royal Commonwealth Society, che firma la post-fazione del Rapporto del Reuters Institute. Kellner ritiene che internet e canali all-news portino anche un po’ di confusione nella testa degli utenti: “L’aumento delle informazioni - spiega - è stato accompagnato da una diminuzione della comprensione. E questa è una parte del prezzo che paghiamo”.

Silvia Minelli