Caltanissetta, 22 dicembre 2012  - Un morto e un poliziotto ferito nel corso di un conflitto a fuoco a Gela. Giuseppe Licata, un disoccupato di 42 anni, intorno alle 22, dopo essersi barricato in casa, al primo piano di una palazzina di via Arica 19, nel quartiere “Scavone” a Macchitella, ha imbracciato un fucile da caccia e ha iniziato a sparare per strada.

In quel momento nella sua abitazione c’erano anche i suoi familiari. Sul posto è intervenuta immediatamente la polizia, la quale ha tentato per diverse ore di farlo desistere. Intorno alle 3 di notte, il tragico epilogo.

Licata ha iniziato a sparare all’impazzata, fino a quando è stato ferito mortalmente.

Subito dopo gli agenti hanno fatto irruzione nella sua abitazione e hanno tentato di soccorrerlo, ma per l’uomo non c’era più nulla da fare. Nella sparatoria, un poliziotto è rimasto gravemente ferito a un occhio. L’agente è stato trasferito al “Garibaldi” di Catania. La Procura di Gela ha aperto un’inchiesta.

UNA STRANA OSSESSIONE - Aveva una strana ossessione Giuseppe Licata - l’uomo di 42 anni ucciso dalla polizia a Gela -, era convinto che gli avrebbero sequestrato la macchina. Lo raccontano alcuni vicini di casa, i quali dicono che ieri pomeriggio Licata era stato in ospedale, accompagnato dalla madre, perché si sentiva male. Ma una volta al pronto soccorso, avrebbe rifiutato le cure.

Tornato a casa, l’uomo - che lavorava saltuariamente come bracciante o come manovale nell’edilizia - ha imbracciato il fucile da caccia tenendo in ostaggio il suo quartiere per 5 ore.

Licata abitava con i genitori - la madre Antonina, 70 anni, e il padre Antonio di 74, invalido - al primo piano di un palazzetto con quattro elevazioni. I vicini lo descrivono come un tipo taciturno, un po’ irascibile ma non violento. Durante la sparatoria la madre è scappata da casa, mentre il padre, invalido, è rimasto nell’appartamento.