Roma, 30 dicembre 2012 - "Lavoro per un futuro che non è il mio, ma è dei giovani. Solo l’istruzione può garantire il futuro ai tanti giovani nel mondo, che non devono aver paura delle difficoltà. Personalmente ogni crisi mi ha portato più in alto, spronandomi a fare sempre di più": sono parole di Rita Levi Montalcini, pronunciate nel corso di una conferenza stampa, 'L’istruzione chiave dello sviluppo', promossa a Roma dalla Fondazione Rita Levi-Montalcini Onlus. Era il 2009. Hanno ancora tutto il loro valore.

Rita Levi Montalcini si è spenta oggi nella sua casa di Roma. Nobel per la medicina, non ha mai smesso di studiare e impegnarsi nella ricerca scientifica, ma non solo. Altrettanto forte il suo impegno sociale, che scommetteva sull’istruzione, sui giovani, e sulle donne, in tutto il mondo, come dimostra il suo impegno per le donne africane tramite la onlus, fondata con la sorella.

Nel 1992 Rita e Paola Levi-Montalcini, in memoria del padre Adamo Levi, hanno istituito infatti la Fondazione Levi-Montalcini Onlus, con il motto 'Il futuro ai giovani'” con lo scopo di favorire l'orientamento allo studio e al lavoro delle nuove generazioni. Nel 2001, lo statuto viene modificato e la missione è "venire in aiuto alle donne di paesi dove si lotta ogni giorno per la sopravvivenza", perché "lo sviluppo dei paesi ad alto livello culturale ha dimostrato che l`istruzione è la chiave di volta del progresso di un paese". E ancora - scrive il nobel Montalcini - "l’istruzione è la chiave dello sviluppo, da qui il nostro sostegno alle donne di differenti paesi africani".

"Così come un battito di ali di una farfalla, nella foresta dell'Amazzonia può provocare, anche a distanza di tempo, un uragano al polo opposto del globo, allo stesso modo le finalità della Fondazione Rita Levi-Montalcini Onlus, mediante l'assegnazione di borse di studio nelle più critiche situazioni africane, possono innescare meccanismi di trasformazione radicali, vantaggiosi a livello mondiale", è il messaggio di Rita Levi-Montalcini che campeggia sulla pagina web della Fondazione.

In un’intervista rivelò che a 20 anni voleva andare in Africa pe curare i lebbrosi: "Non ho potuto allora, ma adesso - raccontava - che ho oltre cento anni, ho capito che è urgentissimo venire in aiuto delle popolazioni africane che vivono in condizioni disperate. Quindi, la mia attività, oltre a quella scientifica che continua (spesso lavoro anche di notte), va anche a vantaggio delle popolazioni africane".

La professoressa puntava molto sulla donne. Nella presentazione di uno dei libri promossi dalla fondazione Montalcini, 'L’altra parte del mondo', scrive: "Il futuro del Pianeta dipende dalla possibilità di dare a tutte le donne l’accesso all’istruzione e alla leadership. È alle donne, infatti, che spetta il compito più arduo, ma più costruttivo, di inventare e gestire la pace". E dell’emancipazione femminile, quella autentica e profonda, era testimone vivente. Scherzando, in un’intervista ad un settimanale di qualche anno fa, smentiva che preferisse lavorare con delle donne: “Ho avuto e ho ottimi collaboratori di sesso maschile. Detto questo - concludeva - devo però aggiungere che l’elasticità mentale delle donne, coniugata con la nostra capacità di adattamento, ci rende più versatili".