Roma, 1 febbraio 2013 - "Nicola Mancino era il destinatario finale del 'papello'", il documento con le richieste di Cosa Nostra allo Stato per fermare le stragi. Lo ha detto l'ex pentito Giovanni Brusca, interrogato dal Gup di Palermo Piergiorgio Morosini nell'udienza preliminare per la trattativa Stato-mafia, in cui e' tra gli imputati. Il 'papello', che conteneva le condizioni del boss corleonese Toto' Riina, sarebbe stato affidato all'ex sindaco di Palermo, Vito Ciancimino all'epoca in cui Mancino era ministro dell'Interno. Nel procedimento, Mancino e' imputato solo di falsa testimonianza, e ha sempre negato di aver mai saputo nulla della trattativa.

Brusca, che ha accettato di essere interrogato dal Gup benche' in quanto imputato avrebbe potuto avvalersi della facolta' di non rispondere, ha sostenuto anche che per fare pressioni sulla politica gli era stato affidato l'incarico di assassinare l'ex ministro democristiano del Mezzogiorno, Calogero Mannino.

Poi i capimafia gli avrebbero chiesto di sospendere il piano per l'omicidio. La tesi della Procura e' che Mannino abbia assunto un ruolo nella trattativa proprio nel timore di essere ucciso. L'ex ministro ha chiesto e ottenuto di essere processato col rito abbreviato e la sua posizione e' stata percio' stralciata.

Brusca ha parlato anche del delitto Lima. L'omicidio dell'esponente democristian, nel marzo del 1992, fu studiato per colpire Giulio Andreotti. L'assassinio, secondo l'ex boss, sarebbe stato ordinato per "colpire politicamente Andreotti", in una fase in cui la fiducia di Cosa nostra nella Dc stava definitivamente crollando.

Il gup Morosini ha interrogato anche l'enigmatico personaggio reggiano, Paolo Bellini.