Roma, 2 febbraio 2013 - Mentre nel mondo politico si discute - da fronti opposti - sul monito del presidente Napolitano di 'evitare cortocircuiti tra informazione e giustizia', sul caso Mps si conta l'attacco del Codacons, che invia alla Ue il ricorso sui Monti-bond. Intanto gli indagati dalla procura di Siena dovrebbero essere una decina. E il segretario della lega nord, Roberto Maroni, attacca duramente il presidente della Repubblica.

L'INCHIESTA - Dovrebbero essere una decina gli indagati nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Siena. Fra loro non ci sono politici. La prossima settimana sarà densa di lavoro per i pubblici ministeri che coordinano l'indagine. Lunedì e mercoledì sono attesi in Procura a Siena testimoni "importanti" per l'inchiesta sull'acquisto di Antoveneta da parte di Mps. Fonti giudiziarie smentiscono peraltro che siano sul punto di essere inviati avvisi di garanzia, sui quali gli inquirenti ribadiscono il massimo riserbo.

Alcuni in realtà dovrebbero già essere stati inviati nei mesi scorsi. Viene invece ribadito che teste-chiave saranno sentiti nei prossimi giorni. Alcuni di loro potrebbero essere anche indagati, ma non tutti, come l'ex funzionario di Dresdner, Antonio Rizzo, che è solamente persona informata dei fatti e che in un'inchiesta di Milano ha parlato della "banda del 5%". Sul numero delle persone su cui indaga la Procura, è nuovamente specificato che c'è solo "il vecchio management".

Nessun dirigente attuale del Monte risulta indagato, e, al contrario, la Banca risulta eventuale parte lesa, sia nella vicenda Antonveneta, sia nella vicenda derivati. Quanto le due questioni siano connesse, è appunto oggetto di indagine. Sulla responsabilità amministrativa contestata al Monte, si tratta per ora solo di un "atto dovuto", in quanto comunque sono indagati suoi ex dirigenti.

MARONI  - “Conosco e stimo Napolitano e non voglio pensare questa cosa, ma la brutta impressione che si ha è che sia sceso in campo per coprire lo scandalo e attenuare i riflessi negativi che lo scandalo Mps sta avendo proprio sulle sorti elettorali del Pd”, dice il segretario federale della Lega nord, {{WIKILINK}}Roberto Maroni{{/WIKILINK}}, a margine di un incontro con gli elettori a Milano commentando l’intervento del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha chiesto alla stampa di rispettare il segreto delle indagini sulla vicenda che ha travolto la banca senese.

Ho visto questo intervento molto forte del presidente della Repubblica che chiede ai giornali di non parlare dello scandalo, non voglio pensare che sia un intervento di censura, però è singolare che il presidente della Repubblica si svegli adesso e in passato non abbia mai detto una parola sulle violazioni del segreto istruttorio o del segreto di indagine, cosa che lui richiama”, ha aggiunto Maroni. “No vorrei - ha proseguito il segretario federale della Lega nord - che ci fosse qualche cattivo pensiero di chi dice che adesso lo fa perché la vicenda Mps riguarda il Pd, partito di cui lui (il presidente Napolitano, ndr) ha fatto parte”.


BERSANI - A distanza, in qualche modo, risponde il leader del Pd Bersani: "Voglio sottolineare le parole del capo dello Stato. I magistrati devono devono fare il loro delicato lavoro serenamente e deve esserci rapporto sereno tra magistratura e informazione", ha detto a ‘Studio Aperto’ citando le parole di ieri del capo dello Stato sul caso Mps.

Nel merito, secondo bersani, “Alla fine delle indagini su Mps, emergeranno tre titoli: il falso in bilancio che non c’è più, il meccanismo dei derivati che è stato lasciato troppo correre negli ultimi anni, lo scudo fiscale che ha consentito dei raggiri. Queste sono le cose da verificare, che hanno un nome e cognome dal punto di vista politico”. “Anche il peso delle fondazioni non può essere predominante, è un tema, va rivisto, con diverso assetto” ha aggiunto Bersani.

IL TAR - Il Tar del Lazio non ha accolto la richiesta del Codacons di sospensione del provvedimento che consente la sottoscrizione dei ‘’Nuovi Strumenti Finanziari’’, in pratica cioe’ dei Monti Bond, da parte del Mps. Lo dice Bankitalia spiegando che il procedimento per la sottoscrizione "può quindi proseguire il suo corso".

IL CODACONS  - Il Codacons invierà alla Commissione europea il ricorso presentato al Tar sul via libera ai Monti-bond da 3,9 miliardi per Mps “affinchè dichiari il sostegno economico fornito una forma di aiuto di Stato, vietata dalle norme comunitarie, dichiarando quindi illecita l’intera operazione”, sottolinea l’associazione dei consumatori in una nota. Il Codacons ha inoltre chiesto al Tar di trasmettere alla Procura di Siena e di Roma, che indagano su Mps, il prospetto allegato al decreto di autorizzazione del Mef con il quale si autorizza il prestito da 3,9 miliardi, in modo che l’inchiesta possa essere estesa anche a tale aspetto.

Secondo il Codacons la Banca d’Italia “non ha presentato al Tar la delibera con cui il direttorio di via Nazionale ha espresso parere favorevole all’emissione dei Monti bond per Mps” e questo testimonia “una gravissima mancanza di trasparenza” per cui il governatore dell’istituto centrale “dovrebbe dimettersi”. è quanto ha affermato il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, al termine dell’audizione dei rappresentanti di Bankitalia al Tar del Lazio. L’udienza per la decisione finale sulla richiesta del Codacons di bloccare l’emissione dei Monti bond è fissata per il 20 febbraio.

BRUTI LIBERATI - Nel suo intervento al congresso di Magistratura democratica il procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati ha alluso criticamente, pur senza citarla direttamente, alla procura di Trani, l'ultima ad aprire un'indagine su Mps. In certi uffici di procura, ha detto, ''sembra che la regola della competenza territoriale sia un optional''.

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