Roma, 12 febbraio 2013 - QUESTA volta alla perfetta macchina simbolica che è stata sempre un conclave romano mancherà un fattore determinante della sua suggestione: la sacralità della morte. Riconosciamo a Papa Ratzinger, un conservatore, il primo vero gesto rivoluzionario del pontificato: aver pensionato lo Spirito santo che l’aveva eletto, al solenne canto del Veni Creator Spiritus, quel 19 aprile 2005, tenendo conto della natura umana del suo compito, non più solo di quella spirituale. Ha avuto coraggio. Era dal 1294, con Celestino V, e dal 1415, con Gregorio XII, che un Papa non lo mostrava.

CHE LEZIONE per certi nostri politici che in avanzata età, avvicinandosi agli ottanta inverni, accecati dal delirio di onnipotenza, vogliono sfidare la Natura e riproporsi nelle imminenti elezioni, la cui canea, per miracolo tace finalmente davanti all’Evento! Grazie, Santità, dell’esempio che ci ha saputo dare. Glielo riconosce, di cuore, chi non aveva salutato la Sua elezione con troppo entusiasmo, rimpiangendo che l’altro campione dello Spirito Santo, Carlo Maria Martini, non fosse in grado di accettare il ministero petrino. Ora qualcosa unisce in una misteriosa fratellanza il Papa mancato a quello eletto, facendo riflettere sui misteriosi disegni della Provvidenza, chi ha fede, sulle geometrie sorprendenti del Caso, chi è laico.

Noi italiani attendiamo di sapere se perderemo un’altra volta l’ultimo retaggio universale che all’Italia era rimasto, e se sarà Vescovo di Roma un altro straniero. Gli italiani in conclave saranno solo 28 su 120, un’aliquota davvero minoritaria, più che mai debole considerando gli ultimi conclavi. Sarà difficile che la scelta cada su uno di loro, anche se ricorre il nome del ciellino Scola, spostato da Venezia a Milano di recente. Si parla di un americano, Dolan, di 62 anni, di un canadese, Ouellet, di 68, di un filippino Tagle, di 55, ma l’impressione è che le idee non siano chiare nemmeno in Vaticano. E che l’ombra lunga del Vatileaks, con la sua lotta fra fazioni di potere, non si sia esaurita, forse influenzando la decisione di un Papa vecchio e malato, di cedere il passo a chi sia più in grado di fronteggiare certe pressioni. E di compiere le riforme che la cattolicità attende sui preti sposati, sui cattolici divorziati, sull’uso dei contraccettivi, sulle coppie gay e di fatto.