Città del Vaticano, 14 febbraio 2013 -  Benedetto XVI è stato accolto con applausi e commozione dai parroci di Roma, radunati nei primi settori dell’Aula Nervi. Il Papa ha fatto ingresso nell’aula aiutandosi con il bastone. Lo accompagnava il segretario e prefetto della casa Pontificia Georg Gaenswein.
“Grazie per questo affetto, per l’amore grandissimo per il Papa”, ha detto prima di sedersi mentre i sacerdoti gridavano "Viva il Papa!”.

Molti sacerdoti hanno mostrato visi commossi, anche rigati dalle lacrime, mentre il cardinale vicario Agostino Vallini ha pronunciato l’indirizzo di saluto al Papa, nell’ultimo incontro di Benedetto XVI col clero della diocesi.

VI SONO VICINO - “Anche se mi ritiro adesso sono sempre vicino in preghiera a tutti voi e voi sarete vicini a me anche se rimango nascosto per il mondo”. Lo ha detto Benedetto XVI parlando ai preti della diocesi di Roma riuniti nell’Aula Paolo VI in Vaticano.

E ancora: "Sono molto grato per la vostra preghiera. Anche se mi ritiro adesso in preghiera sono sempre vicino a tutti voi e sono sicuro che voi sarete vicino a me anche se per il mondo rimango nascosto”. “Noi siamo chiesa, ma non nel senso di un gruppo separato”. Giocando sull’espressione che dà il nome alla sigla più nota del dissenso cattolico, Benedetto XVI ha spiegato a un migliaio di preti come il rinnovamento della Chiesa, che lui stesso ha auspicato anche oggi, debba avvenire attraverso una riscoperta del Concilio Vaticano II.

Anche in quel momento, ha ricordato, il tema della collegialità dei vescovi in rapporto al popolo di Dio “appariva a molti come una lotta di potere, e forse qualcuno ha pensato al suo potere. Ma non era questo: era essere un’unica Chiesa che cammina insieme”.

Al Concilio, ha sottolineato, questa tematica, “è stata al centro di discussioni molto accanite, direi un po’ esagerate”. In realtà, “serviva per esprimere che i vescovi insieme sono un ‘corpo’, continuazione del ‘corpo’ dei 12 Apostoli, e solo uno è il successore di Pietro, mentre gli altri lo sono di tutti gli apostoli insieme”. Mentre il concetto di popolo di Dio, “elemento di continuità con l’Antico Testamento”, era fino ad allora “un po’ nascosto”.

“Ancora più conflittuale - ha rivelato - era il problema della Rivelazione: gli esegeti cattolici si sentivano in situazione di negatività nei confronti dei protestanti che facevano le grandi scoperte. Si sentivano - cioè - un po’ handicappati per essere sottomessi al Magistero. E’ stata - ha assicurato Ratzinger, che da giovane teologo fu perito al Concilio - una battaglia pluridimensionale nella quale fu decisivo Paolo VI, che con tutta la delicatezza e il rispetto propose 14 formule per ribadire che la fede è basta sulla Parola e sulla Tradizione in quanto la certezza della Chiesa sulla fede non nasce solo da un libro isolato ma ha bisogno del soggetto Chiesa. Potevamo scegliere tra 14 formule, ma una dovevamo sceglierla”, ha ricordato il Papa che lascia citando poi un episodio divertente che ha strappato risate ai presenti: aveva scritto lui, giovane teologo tedesco, un intervento piuttosto audace pronunciato dal cardinale Frings di Colonia, e quando Giovanni XXIII lo chiamò (in realtà per complimentarsi in quanto “erano le parole giuste”) il porporato salutando il suo collaboratore probabile colpevole della presunta arrabbiatura del Papa buono, scherzò: “forse quando torno non sarò più cardinale, è l’ultima volta che porto addosso questa roba”.
 

PADRE GEORG - Dopo le dimissioni del 28 febbraio, “il Papa viene accompagnato a Castel Gandolfo e poi al monastero (sul colle Vaticano, ndr.) da mons. Georg, che continua a seguirlo, e dalle ‘memores domini’. Il nucleo fondamentale della famiglia pontificia lo accompagna in questa fase”, ha reso noto il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi.

Mons. Georg Gaenswein, intanto, continua dunque a conservare il doppio compito di segretario personale del Pontefice e prefetto della Casa pontificia, “e penso che svolgerà le funzioni di prefetto, ma come sua abitazione risiede accompagnando Papa Benedetto XVI”.
 

CODE IN SAN PIETRO - A pochi giorni dalle dimissioni annunciate dal Papa, una lunga fila di pellegrini si è spontaneamente creata questa mattina in piazza San Pietro per entrare nella basilica vaticana. La coda attraversa il colonnato berniniano. Superati i metal detector della sicurezza, i fedeli possono entrare direttamente in basilica o passare prima dalla tomba di Giovanni Paolo II, che si trova nella prima cappella sulla destra.

DON CIOTTI - Una Chiesa "libera, povera, pastore in mezzo alla gente". E' questa la Chiesa di cui, secondo don Luigi Ciotti presidente di Libera, il mondo ha bisogno. "C’è bisogno - ha detto don Ciotti da Napoli - di una Chiesa profetica perchè o lo è o non è Chiesà’. Secondo il sacerdote, ‘’oggi più che mai la Chiesa deve fermarsi, interrogarsi perchè c’è bisogno di una Chiesa libera da tutte le forme di potere, di relazione".

Don Ciotti ritiene che la Chiesa debba tornare ‘’alla sua sobrietà, alla sua vicinanza con gli ultimi, alla sua radicalità al Vangelo, scegliendo di costruire percorsi - ha spiegato - che vadano veramente incontro alle storie delle persone".