BANALIZZANDO si potrebbe dire che Benedetto XVI vuole togliersi qualche sassolino dalle scarpe, o che una volta liberato dal peso del Pontificato intenda «scuotere», cossighianamente picconare, la Chiesa. Ma Ratzinger è intellettuale raffinato e non meriterebbe una banalizzazione del genere.
Un fatto è certo: da lunedì scorso il Papa ha tirato una bordata dietro l’altra, ha sparato alzo zero contro i difetti della Chiesa e i rischi di divisioni, contro gli individualismi e il carrierismo di certi personaggi interni alla Gerarchia. Con un linguaggio franco, diretto, che non lascia spazio a dubbi. Un linguaggio facile da comprendere, davvero poco professorale, e che per questo aumenta il suo peso specifico. L’audience aumenta.
E come nel 2005 quando denunciò i peccati della «barca di Pietro», siamo di fronte a un programma, che, per il Papa, la Chiesa deve seguire di qui a poco. Quando inizierà il conclave.

RATZINGER sa che eleggere un papa con il predecessore ancora in vita è cosa diversa dal farlo con il papa «uscente» già sepolto nelle Grotte vaticane, e indica la strada. Senza paura, con nettezza.
Anche se potrebbe, Benedetto XVI non intende perdersi in giochetti di palazzo, dire o far dire ’vorrei tizio o vorrei caio’, ma con la perentorietà dei suoi ultimi interventi, addita una direzione da seguire. Portando così alle estreme conseguenze un ammodernamento della Chiesa che in queste dimensioni mai prima di lui un papa aveva fatto. Lui, il cardinale indicato da tutti come il principe dei conservatori.
Sa che questi sono i suoi ultimi discorsi, sa che tutto il mondo non ha orecchi che per le sue parole, molto più che negli anni scorsi, e quindi in qualche modo inchioda i futuri elettori alle proprie responsabilità. Sa di essere il primo papa della storia a poter lasciare un testamento spirituale in grado di incidere sull’attualità della Chiesa, e sente come suo dovere non risparmiarsi. È un intellettuale e non un diplomatico. Più che altro è un pastore, e quando arriva il lupo della divisione, dell’egoismo, dell’opportunismo, il pastore inizia a gridare.

di Pier Francesco De Robertis