Roma, 29 marzo 2013 - “Quando il Papa Benedetto è andato in Libano: abbiamo visto la bellezza e la forza della comunione dei cristiani di quella Terra e dell’amicizia di tanti fratelli musulmani e di molti altri. E’ stato un segno per il Medio Oriente e per il mondo intero: un segno di speranza”. Papa Francesco, da sempre vicino ai cristiani delle chiese orientali (e’ stato per 20 anni il loro ordinario in Argentina) ha voluto rendere omaggio ai cristiani della Terra Santa, della Siria, dell’Iraq al termine della Via Crucis (FOTO) le cui meditazioni sono state preparate da alcuni giovani di Beirut: Gioia, Carlos e Marielle, con il Patriarca maronita Bechara Rai. “Questa sera - ha detto - abbiamo sentito la testimonianza dei nostri fratelli del Libano: sono loro che hanno composto queste belle meditazioni e preghiere. Li ringraziamo di cuore per questo servizio e soprattutto per la testimonianza che ci danno”. Nelle meditazioni sono state ricordate le donne del Medio oriente e dell’Asia “violentate dalle discriminazioni, dall’ingiustizia e dalla sofferenza” e i “figli delle Chiese orientali” spogliati e indeboliti “da varie difficolta’”, come la persecuzione e l’emigrazione, per i quali viene invocato “il coraggio di restare nei loro Paesi e comunicare la Buona Novella”. “I cristiani devono rispondere al male con il bene, prendendo su di se’ la croce, come Gesu”, ha commentato il Pontefice. “In questa notte - ha sottolineato - deve rimanere una sola parola, che e’ la Croce stessa. La Croce di Gesu’ e’ la Parola con cui Dio ha risposto al male del mondo”.

“A volte - ha osservato Bergoglio - ci sembra che Dio non risponda al male, che rimanga in silenzio”, ma “in realta’ Dio ha parlato, ha risposto, e la sua risposta e’ la Croce di Cristo: una Parola che e’ amore, misericordia, perdono” ma anche giudizio: “Dio ci giudica amandoci”. “Se accolgo il suo amore - ha spiegato il Papa - sono salvato, se lo rifiuto sono condannato, non da Lui, ma da me stesso, perche’ Dio non condanna, Lui solo ama e salva”. E dunque, “la parola della Croce e’ anche la risposta dei cristiani al male che continua ad agire in noi e intorno a noi”. “Allora - ha concluso il Pontefice esortando i fedeli - continuiamo questa Via Crucis nella vita di tutti i giorni. Camminiamo insieme sulla via della Croce, camminiamo portando nel cuore questa Parola di amore e di perdono. Camminiamo aspettando la Risurrezione di Gesu’!”.

Nel pomeriggio il Pontefice aveva ascoltato in San Pietro le parole del predicatore della Casa Pontificia , il cappuccino Raniero Cantalamessa che ha chiesto che la Chiesa non divenga mai un “castello complicato e ingombro” e “il messaggio possa uscire da essa libero e gioioso come quando inizio’ la sua corsa”. Sappiamo quali sono gli impedimenti che possono trattenere il messaggero: i muri divisori, a partire da quelli che separano le varie chiese cristiane tra di loro, l’eccesso di burocrazia, i residui di cerimoniali, leggi e controversie passate, divenuti ormai solo dei detriti”, ha detto il religioso citando le parole di Papa Bergoglio che spingendo “verso le periferie esistenziali del peccato, del dolore, dell’ingiustizia, dell’ignoranza e dell’indifferenza religiosa, di ogni forma di miseria”. Nell’omelia della celebrazione del Venerdi’ Santo, il cappuccino ha paragonato la Chiesa di oggi a “certi edifici antichi che nel corso dei secoli, per adattarsi alle esigenze del momento, si sono riempiti di tramezzi, di scalinate, di stanze e stanzette”. “Arriva il momento - ha spiegato - quando ci si accorge che tutti questi adattamenti non rispondono piu’ alle esigenze attuali, anzi sono di ostacolo”.

E proprio oggi un altro francescano, dissidente ma assai seguito, il brasiliano Leonardo Boff, condannato dal cardinale Joseph Ratzinger, ha affermato che il cardinale Jorge Mario Bergoglio e’ stato impressionato dalla capacita’ del Poverello di Assisi di “avviare una grande riforma dal basso, ma senza rompere con Roma”. Il teologo ha salutato con soddisfazione l’elezione di Papa Francesco, del quale apprezza anche l’equilibrio. “Dobbiamo riformare la Curia e il clero, ma non c’e’ bisogno - ha scritto l’ex frate minore - di creare una perturbazione che dilacerera’ il corpo della cristianita’”. “Un altro punto che sicuramente ha ispirato il nuovo Pontefice - ha aggiunto - e’ la centralita’ che Francesco d’Assisi ha dato ai poveri: non ha organizzato qualsiasi lavoro per i poveri, ma ha vissuto con i poveri e come i poveri. Il Francesco di Roma vive ripetendo: il problema dei poveri non puo’ essere risolto senza la partecipazione dei poveri, ma non per filantropia per la giustizia sociale. Questo riduce le disuguaglianze che puniscono l’America Latina e, in generale, il mondo intero”.

 

GLI AUGURI DI NAPOLITANO - "Nell'approssimarsi della Santa Pasqua, la prima celebrata da vostra Santità dopo la recente elezione al Soglio Pontificio, desidero rivolgerle, a nome mio personale e del popolo italiano, che già l'ha accolta con grandissimo calore e affetto, i più fervidi voti augurali unitamente a sentiti auspici di benessere". Lo scrive il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, in un messaggio inviato a Papa Francesco in occasione della Pasqua. "È con questo spirito, aggiunge il capo dello Stato, che la prego, Santità, di accogliere i miei più sinceri sentimenti di amicizia e di profonda considerazione per la sua alta missione apostolica".