Milano, 4 aprile 2013 - L’ex direttore del Sismi, Niccolò Pollari, ha consentito agli uomini della Cia "che venisse concretizzata una grave violazione della sovranità nazionale" dell’Italia, fornendo "appoggio" al sequestro di Abu Omar. Lo scrivono i giudici della Corte d’Appello di Milano nelle motivazioni della condanna a 10 anni per Pollari.

IL SEGRETO DI STATO - Per i giudici d’appello che hanno condannato {{WIKILINK}}Niccolò Pollari {{/WIKILINK}}e Marco Mancini rispettivamente a dieci e nove anni di carcere nel processo Abu Omar, il segreto di stato non può essere invocato dagli imputati perchè non ‘copre' la materia del reato, cioè il sequestro dell’ex imam di Milano, ma solo i rapporti tra Cia e Sismi.

“Traendo le necessarie conclusioni dalla normativa in materia di segreto - scrivono i giudici in un passaggio delle motivazioni del verdetto pronunciato il 12 febbario scorso - dall’applicazione che ne è stata fatta dall’autorità di governo negli atti appositivi acquisiti al presente giudizio e dai criteri enunciati dalle supreme autorità giurisdizionali che hanno affrontato il caso, va dunque osservato che pacificamente sul fatto reato in contestazione (il sequestro di persona ai danni di Abu Omar) non è stato apposto alcun segreto di Stato”.

LA SENTENZA - Il giudizio d’appello aveva ribaltato la sentenza in primo grado di non doversi procedere per il segreto di Stato nei confronti degli ex vertici del Sismi. “Il complesso del materiale probatorio - scrivono i giudici - che è stato acquisito in atti e che può legittimamente essere valutato ai fini della decisione (ben piu’’ vasto di quanto era stato considerato utilizzabile dal primo giudice) consente, ad avviso di questa Corte, di addivenire compiutamente a una decisione nel merito dell’accusa ascritta agli imputati, senza che si presenti la necessità di dar corso ad alcuna rinnovazione dibattimentale”.

 SOVRANITA' NAZIONALE - L’ex direttore del Sismi, Niccolò Pollari, ha consentito agli uomini della Cia “che venisse concretizzata una grave violazione della sovranità nazionale” dell’Italia, fornendo “appoggio” al sequestro di Abu Omar. Parole nette quelle con cui i giudici d’appello di Milano motivano la decisione di condannare, tra gli altri, Pollari a dieci anni. “Appoggio - scrivono i giudici - concretizzatosi con la diramazione dell’ordine ai propri sottoposti, che hanno poi aderito al piano criminoso e cooperato alla sua esecuzione”.

Particolarmente “grave”, secondo i giudici, “è da ritenersi la partecipazione al reato di soggetti che, per la loro posizione soggettiva di appartenenti ad un’istituzione dello Stato, avrebbero dovuto garantire che simili violazioni non venissero commesse”, come quella nei confronti di una persona, Abu Omar, che aveva anche lo “status di rifugiato politico” in Italia. Pollari e gli altri imputati, scrive la Corte, avrebbero dovuto “tutelare la sovranità del nostro Paese” e invece aiutando gli uomini della Cia nel sequestro hanno “permesso” una “grave violazione della sovranità nazionale”.

POLLARI: SI SCHERZA CON LA DEMOCRAZIA - "In Italia chi fa il suo dovere viene perseguito. Chi osserva la legge viene condannato: ma qualcuno si sta dando carico di questo problema? Io credo che nelle sedi proprie si debba molto riflettere, perchè qui stiamo scherzano con la democrazia". dice all'Ansa l’ex direttore del Sismi, il generale Nicolò Pollari.

"E' stato condannato un innocente - ribadisce Pollari - Leggo dalle motivazioni di essere stato condannato perchè mi viene imputato un comportamento che è invece diametralmente opposto a quello tenuto nell’esercizio delle mie funzioni: non solo sono estraneo a questa vicenda, ma ho impedito che il Sismi da me diretto potesse anche semplicemente immaginare ipotesi del genere. Sono stato condannato di fronte a una verità processuale opposta alla realtà dei fatti e ciò non sono solo io ad affermarlo ma lo hanno detto, ribadito, confermato, tre presidenti del Consiglio appartenenti a tre compagini diverse.

"Tutti gli attori istituzionali a conoscenza dei fatti sanno come sono andate le cose, non c’è solo la mia parola. Dicano loro se sono colpevole o innocente". Non solo. Secondo Pollari la prova della sua innocenza è "documentale", essendo contenuta nei vari atti ‘’coperti da segreto di Stato: non è colpa mia - dice - se tre governi mi hanno ordinato di non utilizzare quegli atti e di non propagarne il contenuto. Io ho solo osservato la legge, ho rispettato quello che è un obbligo sanzionato penalmente, ma a quanto pare oggi ciò in Italia non serve. Sono incredulo. Cosa mi si rimprovera?".

L’ex capo del Sismi ricorda inoltre le due lettere, da lui consegnate alla Corte d’appello di Milano, "con cui il Governo Monti ha confermato l’apposizione del segreto di Stato, con l’indicazione che le attività del Sismi da me diretto sono attività istituzionali e quindi lecite. Due lettere - aggiunge Pollari - che non sarebbero state prese in considerazione perchè in calce non ci sarebbe la firma del premier, ma quella del direttore dell’Agenzia o del Dis. Ma se è questo il problema, perchè non si è chiesta conferma al presidente del Consiglio?".

"Aggiungo - continua Pollari - che il premier è stato talmente ‘estraneo' alle due lettere che l’8 febbraio scorso, alle 22, si è riunito il Consiglio dei ministri per deliberare un conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato di fronte alla Consulta anche con riferimento alle ordinanze della Corte d’appello di Milano che non aveva tenuto conto di quelle lettere. Un conflitto che è stato poi notificato alla Corte (e che la Consulta ha dichiarato ammissibile) che ne ha dato lettura il giorno della sentenza prima di ritirarsi in camera di consiglio, senza tenerne alcuna considerazione".