Roma, 6 maggio 2013 - Tremilacinquecento faldoni pari a circa 600 metri lineari di documentazione. E' l'archivio Andreotti, depositato nel caveau blindato dell'Istituto Don Sturzo, dove tutti i principali esponenti della Dc hanno lasciato le loro carte.

L'Istituto Sturzo ha acquisito l'archivio nel luglio del 2007, con atto di donazione da parte del senatore. Dichiarato "di interesse storico particolarmente importante" dalla Sovrintendenza archivistica del Lazio, è stato trasferito da uno studio privato dove erano conservate le carte, a Palazzo Baldassini, sede dell'Istituto, che ha provveduto a collocarlo in locali idonei, allestiti con armadi a scaffalature compatte mobili.

Il "grande armadio" della Prima Repubblica però al momento è ancora chiuso, tranne particolari autorizzazioni, alla consultazione pubblica, e ci vorrà ancora del tempo prima di diventare fruibile, anche perché Andreotti ha continuato ad alimentarlo quotidianamente e a consultarlo per i suoi libri e discorsi.

Nella prima sezione dell'archivio le carte sono organizzate in 15 serie documentarie: Camera dei deputati, Cinema, Democrazia cristiana, Discorsi, Divorzio, Elezioni, Europa, Fiumicino, Governi, Parlamento, Personale, Scritti, Senato, Trieste, Vaticano, articolate in sottoserie. La seconda sezione è costituita da fascicoli corrispondenti a pratiche con classifica numerica (da 1 a 10.560), contenenti carte relative ad affari diversi (personalità, eventi, soggetti).

L’archivio conserva documentazione relativa alla sfera sia privata che pubblica di Andreotti, dagli anni ’20 ai nostri giorni, e permette di ripercorrere in modo continuativo la sua lunga attività di uomo di governo e di partito, di studioso, di giornalista e di saggista. Le carte ne documentano il ruolo istituzionale, come ministro e presidente del Consiglio, con particolare riguardo alla politica estera e comunitaria, l’attività nel partito della Democrazia cristiana, ma anche i rapporti con istituzioni e personalità della Chiesa, della cultura, dell’arte, dello sport, sia a livello nazionale che internazionale. E' costituito in gran parte da documentazione cartacea, ma conserva anche una ricca raccolta di fotografie, oltre a materiali sonori e audiovisivi.

La struttura attuale è originaria e risale con ogni probabilità agli inizi degli anni ’50, come si rileva in alcuni documenti della segreteria particolare, dai quali emerge che la consistenza dell’archivio, a causa dei flussi giornalieri della documentazione, aveva raggiunto delle dimensioni tali, da rendere necessarie una riorganizzazione della documenzione. Vennero così elaborate alcune relazioni e venne messo a punto un documento, sottoposto all’attenzione ed al vaglio dell’allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Andreotti, nel quale vengono descritte le nuove procedure in merito al funzionamento dell’archivio.  Alcune sezioni recano la scritta "riservato" per le carte di natura personale.

Il fondamentale apporto del senatore si riflette nella definizione della struttura dell’archivio, attraverso precise strategie e scelte di tipo conservativo, nella logica di aggregazione della carte e nel modo in cui nel tempo sono state strutturate alcune pratiche, concepite come dei veri e propri dossier, con documenti che coprono un arco temporale anche molto ampio, che può andare dalla fine degli anni ’40 fino ai nostri giorni; un archivio quindi inteso non solo come “memoria-fonte” di sé ma anche come “memoria-fonte” per sé.