Milano, 8 maggio 2013 - I giudici della seconda Corte d’Appello di Milano hanno confermato la condanna a 4 anni di reclusione, di cui tre coperti da indulto, per Silvio Berlusconi, accusato di frode fiscale nell’ambito del processo sulla compravendita dei diritti tv Mediaset.

Con la conferma della sentenza di primo grado la Corte d'appello di Milano ha confermato anche le pene accessorie nei suoi confronti. Ovvero, l'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni e quella dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese per tre anni. Perché queste diventino esecutive, tuttavia, la sentenza dovrà essere confermata dalla Corte di Cassazione.

I giudici hanno invece assolto il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri e altre due persone. Confermata anche la condanna a tre anni di reclusione per il produttore statunitense Frank Agrama. Confermata anche la provvisionale di 10 milioni di euro a favore dell’Agenzia delle Entrate che dovrà versare Silvio Berlusconi in solido con le altre tre persone condannate.

L'ACCUSA - Silvio Berlusconi è stato ritenuto colpevole anche in secondo grado per una frode fiscale da circa 7 milioni di euro che avrebbe realizzato nel biennio 2002-2003 sui diritti televisivi e cinematografici negoziati con le major negli Stati Uniti da due aziende Mediaset e Fininvest attraverso una mediazione fittizia del produttore americano Frank Agrama. All’inizio del procedimento Berlusconi rispondeva anche di appropriazione indebita fino al 1999 e falso in bilancio nel 1998, poi ‘cancellati’ nel 2007 dalla prescrizione. 

I giudici di primo grado avevano parlato nelle motivazioni alla sentenza che oggi è stata ribadita, che Berlusconi è stato “l’ideatore di una scientifica e sistematica evasione fiscale di portata eccezionale” dalla quale “ha conseguito un’immensa disponibilità economica all’estero, ai danni non solo dello Stato ma anche di Mediaset”. Il processo d’appello è durato poco meno di quattro mesi ed è stato caratterizzato da continui scontri tra i giudici e la difesa di Berlusconi. Tra le pagine più aspre del confronto una visita fiscale ordinata dai magistrati per verificare le condizioni di salute del leader del Pdl ricoverato in ospedale per un’infiammazione agli occhi e il ricorso in Cassazione per trasferire il processo da Milano a Brescia.

ASSOLTI ANCHE COLOMBO E DAL NEGRO, PRESCRIZIONE PER DEL BUE - Al termine del processo d’appello Mediaset, la Corte d’appello ha anche confermato le assoluzioni decise in primo grado: oltre a Fedele Confalonieri, Marco Colombo e Giorgio Dal Negro. Per loro la procura generale aveva chiesto il ribaltamento della decisione di primo grado con la condanna a tre anni e quattro mesi per il presidente di Mediaset e a tre anni per ciascuno per gli altri due imputati. Per quanto riguarda, infine, l’ultimo imputato, il banchiere Paolo Del Bue (uno dei fondatori di banca Arner), la Corte d’appello ha confermato la sua assoluzione per intervenuta prescrizione, rigettando l’appello della sua difesa.

Il banchiere era imputato per riciclaggio, ma in primo grado il tribunale di Milano aveva derubricato il reato in appropriazione indebita e quindi lo aveva dichiarato prescritto. La difesa del manager aveva fatto appello per ottenerne l’assoluzione nel merito. La Corte d’appello ha respinto la richiesta dei suoi legali, confermando la sentenza di primo grado.

MEDIASET, PROBABILE CASSAZIONE ENTRO LA FINE DELL'ANNO - Il processo Mediaset, concluso oggi in appello con la conferma della condanna di Silvio Berlusconi a quattro anni di reclusione (tre coperti da indulto) e a cinque anni di interdizione dai pubblici uffici, potrebbe approdare in Cassazione ‘’in autunno avanzato’’ e potrebbe essere definito ‘’prima della fine dell’anno’’. Nell’impossibilità di una previsione ufficiale, è la proiezione fatta da alcuni penalisti che frequentano la Suprema Corte. Molto dipenderà - è stato spiegato - dai tempi entro i quali saranno depositate le motivazioni della sentenza di secondo grado. I giudici, nel dispositivo, non hanno dato indicazione di un termine, per cui è prevedibile che già entro una quindicina di giorni possa aver luogo l’adempimento. Seguirà poi il ricorso in Cassazione e il trasferimento degli atti processuali alla Suprema Corte, che fisserà la data dell’udienza per il giudizio di legittimità.

L'AVVOCATO GHEDINI - La sentenza con cui i giudici della Corte d’Appello di Milano hanno confermato la condanna a quattro anni di carcere per Silvio Berlusconi è “totalmente al di fuori di ogni logica”. Lo ha affermato Niccolò Ghedini, uno dei legali dell’ex premier, lasciando l’aula dove i giudici hanno appena letto il verdetto. “La forza della prevenzione dei giudici di Milano è nota - ha aggiunto - tanto è vero che avevamo presentato una istanza di rimessione alla Cassazione che però non ha creduto a problematiche che erano reali e alla forza della prevenzione che va al di la della forza dei fatti”. 

Ghedini contesta che “non sono stati ascoltati alcuni testi che avevamo richiesto, non si è tenuto in nessun conto i nuovi documenti che avevamo presentato, non si è deciso di aspettare la Corte Costituzionale, la cui decisone è stata addirittura giudicata irrilevante”.

A questo punto, Ghedini spera nella Cassazione e nella Corte Costituzionale che nei prossimi giorni dovrà decidere sul conflitto di attribuzione tra poteri in relazione ad un vecchio legittimo impedimento negato a Silvio Berlusconi. “In qualsiasi altro tribunale non avremmo mai avuto una sentenza di questo tipo - ha detto ancora Ghedini - se l’imputato non si fosse chiamato Silvio Berlusconi”.

A chi gli ha domandato se questo verdetto metta a rischio la stabilità politica del governo, Ghedini ha ribattuto: “Non credo ci sia una correlazione, quello che viene messa a rischio è la stabilità del diritto che è una cosa che a me, in quanto avvocato, preoccupa di più”.
 

SCHIFANI:  PERSECUZIONE GIUDIZIARIA - “Continua la persecuzione giudiziaria nei confronti del presidente Berlusconi, leader politico che ha il consenso di dieci milioni di elettori. Evidentemente, per una certa magistratura la stagione della pacificazione è ancora lontana, e forse non arriverà mai. Soprattutto quando si nega con tanta ostinazione la verità dei fatti e ancor di più il buon senso”. Lo ha dichiarato il presidente dei senatori del Pdl, Renato Schifani.

GELMINI: IN PERICOLO LA LIBERTA' DEGLI ITALIANI  - ‘’Come volevasi dimostrare, ecco che la sentenza della corte d’appello di Milano arriva con tempismo eccezionale per cercare di screditare il leader del primo partito italiano del centrodestra proprio nel momento in cui il Pd sta mostrando tutta la sua debolezza. Ad essere in pericolo è soprattutto la libertà degli italiani. Questo uso politico della giustizia inopportuno e violento non servirà a cancellare la forza del consenso di milioni di elettori . Purtroppo prosegue la guerra dei vent’anni,cioè un attacco vergognoso, scellerato e intollerabile - politico, al patrimonio e all’immagine di Silvio Berlusconi’’. Lo dice Maria Stella Gelmini (pdl).

MUSSOLINI: A MILANO PLOTONE DI ESECUZIONE  - “Siamo di fronte ad un vero e proprio scandalo giudiziario. Non credo che ormai vi siano più dubbi circa il fatto che a Milano non risiede più la giustizia ma solo un plotone di esecuzione che ha come unico obiettivo l’eliminazione di Silvio Berlusconi come uomo, come imprenditore e come politico”. Lo afferma Alessandra Mussolini, senatrice Pdl. “Gli italiani per bene - conclude - sanno bene dove sia la verità e non credo sia più sufficiente l’indignazione”.

BRAMBILLA: SENTENZA CHE MINA CREDIBILITA' MAGISTRATURA - ‘’Il rito ambrosiano è stato celebrato fino in fondo, a dispetto del diritto e della logica. Quella della seconda sezione della Corte d’Appello di Milano è una sentenza attesa ed annunciata, tanto da colpire, più che l’imputato, la credibilità di certa magistratura’’. Così Michela Vittoria Brambilla, ex ministro del Turismo, commenta la decisione dei giudici milanesi.

M5S: SI ACCELLERI L'INELEGGIBILITA' BERLUSCONI - “E ora si acceleri nella giunta per le elezioni del Senato, appena sarà costituita, sull’ineleggibilità di Silvio Berlusconi”. E’ la direzione di marcia che indica la capogruppo M5S alla Camera, Roberta Lombardi. “Ci sono molte motivazioni per farlo. C’è una legge del ‘57 che viene disattesa e ora c’è questa sentenza, per quanto provvisoria, perché bisognerà aspettare la Cassazione, che getta una bella ipoteca”.