Roma, 28 maggio 2013 - “Sono separato, mi sono dimesso dall’incarico di Governatore del Lazio ed era giusto fare così, sono tornato a non fare il mio lavoro. Questi 4 anni sono stati molto difficili, sono state colpite la mia famiglia e la mia dignità personale e professionale. Un fatto che mi ha provocato dolore anche per colpa di una campagna mediatica micidiale, molto aggressiva e diffamatoria che ha fornito spesso alla pubblica opinione notizie non vere”. Piero Marrazzo, ex presidente della Regione Lazio, ora giornalista Rai, racconta in tribunale la sua verità su quel 3 luglio 2009 quando, nell’appartamento del trans Natali in via Gradoli, fecero irruzione due carabinieri in borghese.

“Fui sottoposto da quei due carabinieri in borghese a una violenza psicologica molto forte, mi trovai in stato di restrizione, quasi fossi un sequestrato. Volevo uscire a tutti costi da quella casa ma non mi fu consentito neppure di rivestirmi”. E’ il ricordo dell’ex presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, nel processo in tribunale a carico di quattro militari infedeli della compagnia Trionfale.

“Ammetto le mie responsabilità: ho avuto negli anni passati - ha detto - sporadici incontri con transessuali, se ne contano sulle dita di una mano, qualche volta c’è stato un consumo di cocaina in modica quantità che non portavo certo io. Non ho mai usato l’auto di servizio per questo tipo di incontri né ho mai portato trans negli uffici della Regione”.

"Non mi accorsi che nella casa di Natali i carabinieri stavano girando un video. Che esisteva un filmato lo appresi tempo dopo quando mi chiamò l’allora premier Silvio Berlusconi”. Piero Marrazzo, ex Governatore del Lazio, ha raccontato in tribunale che qualche settimana dopo quel 3 luglio 2009, il Cavaliere lo contattò per avvertirlo che “un direttore del gruppo Mondadori, forse Signorini, aveva visto un video che mi riguardava e che era inutilizzabile perché non si capiva bene. Aggiunse anche che ce lo aveva un’agenzia di Milano e mi diede un numero al quale telefonai successivamente. Mi rispose una donna, mi confermò di averlo”.

“Le risposi che mi sarei attivato per mandare qualcuno di mia fiducia a vederlo - ha ricordato ancora Marrazzo -. Poi, dopo forse un giorno, mi richiamò ancora Berlusconi affermando che il video era stato sequestrato dai Ros e che tutto era andato bene. Mi volle tranquillizzare. Quando fui sentito in procura la prima volta, ebbi modo di vedere quel video, era girato in modo farraginoso e forse sottoposto a un montaggio. Oggi questa storia mi appare tutta più logica: quei carabinieri mi impedirono di lasciare la casa di Natali, tenendomi ristretto in un ambiente, proprio perché stavano girando un video”.

NATALI' MI AVVERTI' DELL'AGGUATO - ‘’Un giorno Natali mi disse che c’era qualcuno che voleva tendermi un agguato per colpirmi. Al momento non diedi importanza a quelle parole ma con il senno di poi e dopo quanto accaduto in via Gradoli, capii’’. Lo ha affermato in aula a Roma, Piero Marrazzo, sentito come testimone al processo su un ricatto ai suoi danni ordito da 4 carabinieri infedeli. Nel corso della sua lunga deposizione, durata oltre quattro ore, l’ex presidente della Regione Lazio ha ricostruito cosa avvenne la mattina del 3 luglio 2009 nell’appartamento di Natali.

‘’I due carabinieri - spiega - che entrarono in casa mi chiesero prima una cifra spropositata, enorme, circa 80mila euro in contanti per chiudere la vicenda, io dissi che non ne avevo e utilizzai un blocchetto degli assegni per staccarne tre per complessivi 15-20mila euro. Anche Natalì mi aveva invitato a pagare, così sarei stato libero. I due carabinieri mi presero anche tutti gli effetti personali e quando mi restituirono il portafoglio mi accorsi che mancavano almeno due mila euro. 800-1000 li avevo consegnati a Natalì per la prestazione’’.

Marrazzo ricorda che in quei momenti ‘’ebbe paura’’, i carabinieri ‘’avevano il cellulare e mi dissero che erano in attesa di disposizioni da parte del comando. Quando andarono via, con la coda dell’occhio notai un piatto con della polvere bianca. Uscii dall’appartamento chiaramente confuso e alcune ore dopo contattai Natali dicendole di venire a casa mia’’. Il vicedirettore Rai ‘’voleva essere rassicurato sul fatto che quei due fossero effettivamente carabinieri’’.