Roma, 28 maggio 2013  -  Il capo del Dipartimento antidroga Giovanni Serpelloni lancia un allarme: si è invertita, anche se di poco, la tendenza registrata in Italia dal 1996 di una diminuzione dei decessi per overdose, prevalentemente di eroina: nel 2012 si sono verificati 390 casi a fronte dei 362 del 2011 (+7%).

Umbria e le Marche le regioni più colpite, “probabilmente a causa dell’offerta particolarmente capillare e pesante. Dove c’è offerta si stimola la domanda, aumenta il numero dei consumatori e quindi il numero di morti”.

E’ Roma la capitale dei consumi di cocaina e non Milano come comunemente si pensa: lo ha detto il capo del Dipartimento nazionale politiche antidroga, Giovanni Serpelloni, rendendo noti alcuni dati della Relazione al Parlamento 2013 che sarà presentata nelle prossime settimane. “I dati dell’analisi delle acque reflue dimostrano che il maggiore consumo di cocaina si ha a Roma - ha spiegato - seguita da Napoli. Poi viene Milano”.

LE MULTINAZIONALI DEL TABACCO DIETRO LE CAMPAGNE DI LEGALIZZAZIONE?  - Le multinazionali del tabacco dietro le campagne per la legalizzazione della cannabis? E’ l’ipotesi avanzata oggi da Giovanni Serpelloni, durante la presentazione dei dati europei sul consumo di droga.

“Le multinazionali del tabacco - ha detto Serpelloni - hanno tutte le capacità e probabilmente anche le convenienze a riconvertire i loro aziende verso la produzione di cannabis legale. Le procedure di coltivazione del tabacco, del trattamento fino alla confezione e alla distribuzione del tabacco sono praticamente identiche. Una grandissima potenza come questa secondo qualcuno potrebbe essere interessata a riconvertire sulla cannabis una produzione che è in calo in tutto il mondo come quella del tabacco, anche a causa del successo delle sigarette elettroniche”.

“Sono state fatte delle ipotesi - ha spiegato - sul fatto che tutta la spinta che c’è in questo momento negli Usa, ma anche in Europa e in Italia, per legalizzare la marijuana, possa essere una attività di macro-marketing sostenuta da una serie di organizzazioni. Se chiedete alle Nazioni Unite se c’è qualcuno che sta finanziando questa cosa, dicono esplicitamente che si chiama Soru. E’ un’ipotesi credibile”. “Il mio vuole essere un invito a riflettere, non voglio lanciare accuse verso nessuno” ha precisato infine.