Trapani, 27 giugno 2013-  I giudici del tribunale di Marsala hanno assolto Jessica Pulizzi, 26 anni, che era accusata di concorso nel sequestro della 'sorellastra' Denise Pipitone, scomparsa da Mazara del Vallo (Tp) il primo settembre 2004, quando aveva poco meno di 4 anni. I giudici invece hanno condannato a due anni l'ex fidanzato di Jessica, Gaspare Ghaleb, per false dichiarazioni ai magistrati. I pm Sabrina Carmazzi e Francesca Rago avevano chiesto 15 anni di carcere per Jessica e per 5 anni e 4 mesi per Ghaleb.

"Un mistero, un giallo, una favola triste": in 9 anni, dal primo settembre 2004, è stata definita in tanti modi la scomparsa della piccola Denise Pipitone da Mazara del Vallo (Trapani). L'ultimo paragone, con "il lupo" di Cappuccetto rosso, l'ha trovato riferendosi alla sorellastra Jessica Pulizzi il legale della madre Piera Maggio, Giacomo Frazzitta. E dopo la sentenza di primo grado che ha assolto oggi la sorellastra Jessica Pulizzi, unica imputata, il giallo resta senza colpevoli e senza risposta resta la domanda più angosciante: dov'è Denise, quale è stata la sua sorte.

Il processo si era aperto il 16 marzo 2010 dopo una lunga e complessa attività d'indagine in cui negli anni si sono susseguiti undici Pm, da Luigi Boccia e Maria Angioni agli attuali Sabrina Carmazzi e Francesca Rago. Il quadro tracciato dall'accusa in tre anni e mezzo di dibattimento è quello di un Jessica "come una moglie gelosa", senza alibi e con un movente chiaro: l'astio nei confronti di Piera Maggio per la sua relazione con il padre, Pietro Pulizzi, da cui è nata Denise. Dall'altro, la difesa ha continuato a sostenere l'innocenza di Jessica a carico della quale non ci sarebbero "prove" ma solo "congetture ed elementi indiziari".

RIEPILOGO - LA VICENDA - E' un mercoledì mattina il primo settembre del 2003, quando Denise, che ha quattro anni, gioca davanti alla casa della famiglia in via Domenico La Bruna a Mazara. E' affidata alla nonna materna, Francesca Randazzo. L'ultima volta che la bambina viene vista è poco prima delle 11,45. La nonna, in cucina, si accorge della sua scomparsa alle 11,50. Scatta l'allarme, e seguono ore di ricerche febbrili ma infruttuose, malgrado nuclei speciali di polizia e carabinieri e unità speleologiche battano a setaccio ogni anfratto, pozzo e cava di marmo. La Procura di Marsala è guidata in quegli anni da Antonino Silvio Sciuto, a cui subentrerà poi Alberto Di Pisa. Sciuto si dice subito convinto che "la bambina non sia lontana". Si punta l'attenzione sulla famiglia Maggio-Pipitone. Piera Maggio, ascoltata il 3 settembre, dagli inquirenti con il marito Tony Pipitone, rivela la verità sulla paternità di Denise e racconta dei presunti atti persecutori contro di lei da parte di Jessica e della madre Anna Corona.

A poche ore dalla scomparsa i carabinieri giungono in quella che credono la casa di Corona, in via Pirandello ma solo nel corso del processo emergerà che l'abitazione visitata era in realtà quella della vicina di casa, Giacoma Pisciotta. L'11 settembre 2004 Jessica, ascoltata nel commissariato di polizia di Mazara assieme all'ex fidanzato Gaspare Ghaleb, viene intercettata mentre dice alla madre "Quannu ero cu Alice? a pigghiai e a casa c'ha purta" (Quando ero con Alice... ho preso e a casa gliela ho portata).

Una frase indicata dall'accusa come "una confessione". Due mesi dopo il rapimento, il 24 novembre, due uomini vengono intercettati vicino allo scooter di Jessica. Uno dice "Va pigghia a Denise. Ma Peppe chi ti rissi? D'unni la ha purtare? (Vai a prendere Denise. Ma Peppe che ti ha detto? Dove la devo portare?). E l'altro risponde: "Fora" (Fuori).

Intanto le indagini, inseguendo varie segnalazioni, vagliano anche le ipotesi esoterica, pedofila, tunisina e dei rom. Spunta il video di una bambina, di cui si perdono le tracce, somigliante a Denise e ripresa nell'ottobre del 2004 dalla guardia giurata di Milano Francesco Grieco. Tutte le piste, eccetto quella familiare, vengono via via escluse perché ritenute senza riscontro