CERTO non hanno fatto i salti di gioia ieri in Vaticano quando sul palazzo apostolico è piombata la notizia dell’arresto di monsignor Nunzio Scarano. Non era mai successo che un prelato della Curia romana venisse incarcerato dalle autorità italiane. Il monsignore salernitano, poi, ha gettato nuovo discredito sulle istituzioni finanziarie della Santa Sede a causa di due conti allo Ior utilizzati per spericolati trasferimenti di fondi che con il Vaticano non hanno a che fare. Paradossalmente, però, l’incidente ha offerto alla Santa Sede il fianco per rafforzare la linea di Papa Bergoglio.
Il Pontefice argentino è determinato a cambiare molte cose. Denuncia la corruzione che c’è dentro la Chiesa. Stigmatizza il carrierismo e l’attaccamento al denaro. Intende snellire le strutture, allontanare i carrieristi, coinvolgere laici e donne. Ha già messo in moto le procedure per riformare la Curia e lo Ior. E quando la procura di Roma ha arrestato il dirigente vaticano, anziché alzare un muro diplomatico, il Papa ha garantito, per mezzo del portavoce Federico Lombardi, massima collaborazione con le autorità italiane. Il Papa che viene «quasi dalla fine del mondo» ritiene che la Chiesa debba essere povera e trasparente. Sa che il Vaticano vive in un mondo globalizzato. Vuole aprire le porte di una Curia troppo romana, troppo italiana, troppo intrecciata con la politica e gli affari del Belpaese. Desidera una Chiesa indipendente senza dover ricorrere a impunità o immunità. Non vuole certo un paradiso fiscale.

JOSEPH Ratzinger aveva avviato un processo di trasparenza per le finanze vaticane, Jorge Mario Bergoglio intende portarlo a compimento. In questo compito ha un alleato importante: il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone. Le cronache lo conoscono principalmente come rigoroso magistrato anti-mafia, prima a Palermo e poi a Reggio Calabria, chiamato a Roma anche per contrastare la ramificazione della malavita organizzata nella capitale. Ma Pignatone è anche un buon cattolico. Molto stimato in Vaticano per doti di correttezza e equilibrio. Un’intesa che sta portando le due sponde del Tevere a una nuova alleanza. E può fare avvicinare giustizia umana e giustizia divina.

di Iacopo Scaramuzzi