Alessandro Farruggia

ROMA, 1 luglio 2013 - «SAREBBE facile fare i moralisti e dire che le intercettazioni di massa sono una cosa gravissima. Ma se la tecnologia avanza e se la tecnologia diventa patrimonio comune di un numero sempre maggiore di Stati, che fatalmente la usano, sarebbe ipocrita. Ci piaccia o no la capacità di intercettare sarà sempre più ampia e verrà usata. Il problema, molto serio, è l’uso che si fa delle informazioni raccolte. Serve un vero controllo parlamentare per evitare che vengano utilizzate per fini di politica interna o per ricatti». Il professor Giuseppe De Lutiis (foto Imagoeconomica) è il più noto storico dei servizi segreti del nostro paese.

Lo spionaggio ormai coinvolge anche governi amici. L’ultimo caso della Nsa che spia la Commissione Europea non è una degenerazione?
«Fino a che si intercettano i paesi nemici o magari non amici, è una cosa, quando si intercettano gli alleati si varca una linea rossa. Questo è inaccettabile. Ergo, le autorità europee hanno fatto bene a protestare con vigore. Ma io ipotizzo che i paesi più importanti abbiamo da tempo operato intercettazioni di tipo non legittimo da molto tempo».

Anche nei confronti del nostro Paese?
«Anche nei confronti del nostro Paese, che strategicamente aveva una posizione molto sensibile. Le prime evidenze risalgono al 1964, l’anno del ‘piano solo’ di De Lorenzo, quando entità internazionali effettuarono, o meglio fecero effettuare da loro referenti dentro il Sifar, il nostro servizi segreto del tempo, intercettazioni ai danni del governo Moro».

Entità internazionali, nell’Italia di quegli anni è come dire l’America…
«Le intercettazioni sono spesso state usate dai governi per orientare in senso gradito la politica di governi che facevano parte della loro sfera di influenza. Anche successivamente Moro, con le sue aperture ai socialisti e poi ai comunisti, fu sempre nel mirino perché la sua politica non era gradita, era percepita come pericolosa. E ovviamente fu intercettato».

E la pratica è continuata anche nei decenni successivi?
«Non possiamo saperlo con certezza, ma riflettiamo su un fatto: una volta le intercettazioni richiedevano per essere effettuate la presenza fisica nel paese dove venivano svolte, spesso nelle immediate vicinanze di dove viveva l’intercettato. Un po’ come nel film ‘Le vite degli altri’. Adesso, con le nuove tecnologie, con i cavi a fibre ottiche che connettono i continenti e con i satelliti, le possibilità di sono moltiplicate di un fattore mille. Si può intercettare senza neppure spostarsi dalla sede del servizio, se si hanno le tecnologie giuste. Fare vere intercettazioni di massa che scattano automaticamente quando l’interlocutore pronuncia una serie di parole sensibili».

Che difesa hanno i cittadini?
«Devono chiedere un severo controllo parlamentare. Regole nette per i capi dei servizi. E poi devono ringraziare Wikileaks, che rappresenta l’unica forma di autotutela contro l’abuso di questi superpoteri. Wikileaks, e tutte le altre gole profonde sono un’efficace forma di controguerriglia da parte dei cittadini perché, esponendo i servizi al rischio che la loro attività illecita venga svelata, possono indurli ad una certa cautela».