ISOLA DEL GIGLIO (Grosseto), 18 SETTEMBRE 2013 - UN’IMPRESA, indubbiamente. Titanica, pure. Ma come ha sottolineato il cauto capitan Sloane, il raddrizzamento della Concordia rappresenta la prima parte di un progetto che deve essere completato. Tiene bene i piedi per terra il carismatico sudafricano. Lo sa bene lui, uomo di mare ed esperto ‘cattura relitti’, che quando si ha a che fare con simili impegni è bene andare piano. «È stato bello il momento in cui abbiamo visto la nave in posizione verticale — ha commentato — Abbiamo tirato un sospiro di sollievo, ma ci attende ancora molto lavoro da fare. Impegnarsi in queste imprese è come andare su una giostra: un po’ su e un po’ giù. La strada per completare il progetto è ancora lunga».


GIÀ. L’enorme balena che dalle prime ore di ieri mostra anche il suo lato accartocciato e drammatico, ancora non galleggia da sola. Non se ne può andare via dal Giglio. Ma l’impegno di Titan e Micoperi con Costa comprende pure di rendere trasportabile il relitto per raggiungere la destinazione dove sarà distrutto definitivamente. Destinazione al momento sconosciuta, benché il transatlantico sia un affare che sta scatenando dispute incredibili per accaparrarsi lo smantellamento.


UNA GUERRA senza frontiere in cui Piombino è il porto caldeggiato, per ovvi motivi, dal governatore della Toscana Enrico Rossi, ma non attrezzato per ricevere una nave simile. Palermo, invece, è la destinazione preferita da Costa Crociere e ‘consigliata’ da Fincantieri che, come ha commentato proprio Rossi alcuni giorni fa, «sta pestando i piedi». Nella lotta si è inserita da tempo Civitavecchia (viaggio a due nodi) e, outsider dell’ultima ora, ieri, si sono candidate anche Napoli, Genova e Porto Torres. Certo, più ‘strada’ la nave avrà da fare, malridotta com’è, più il rischio che qualcosa possa andare storto cresce, insieme alle onde e ai venti. Comunque, spiega come ha spiegato il prefetto Franco Gabrielli, «la strada non è terminata, mancano due fasi importanti: la collocazione dei cassoni e il rigalleggiamento, e non saranno passeggiate».
Deve galleggiare per andare via, a meno che Costa Crociere non decida di rimorchiarla con la megachiatta Vanguard, un colosso marittimo della flotta olandese Dockwise, lungo 275 metri e largo 70, capace di sollevare 110.000 tonnellate e di viaggiare alla velocità di 14 nodi, pensato per le missioni impossibili. Al momento però la fase successiva del progetto prevede, innanzitutto, la messa in sicurezza della Concordia, la winterizzazione: cioè stabilizzarla ulteriormente per affrontare la stagione delle maree.
«Il rigalleggiamento avverrà in due fasi — ha aggiunto Sloane — Solleveremo di poco la nave dal fondo artificiale per poter cominciare con l’installazione dei 15 cassoni sul lato riemerso. In questo caso non potremo attaccarli direttamente, ma li fermeremo al relitto grazie a 56 catene che passano sotto lo scafo». Poi fuori l’acqua dai cassoni e il relitto riemergerà. Parlando di tempi Sloane ha fissato un «non prima della prossima primavera». Un’altra estate col relitto davanti al Giglio? Non si può escludere. Infine l’ultimo impegno di Titan e Micoperi: la pulizia dell’ambiente. «Non ci preoccupa l’aspetto finanziario — ha precisato ieri Michael Thamm, amministratore delegato del gruppo Costa, visibilmente soddisfatto — Siamo a 600 milioni, se aumentano pagheremo quanto c’è da pagare. L’isola deve tornare quella prima». O quasi.

di Cristina Rufini