COSA C’È DIETRO lo scandalo delle grandi navi nella Laguna, che minacciano ogni giorno Venezia? Tra polemiche feroci degli imprenditori e accuse degli ambientalisti, sono giorni roventi. L’applicazione del decreto «anti-inchini», partorito a caldo, dopo il disastro della Costa Concordia, è più discusso che mai. Ma forse non tutti conoscono le cifre, quelle economiche, che il traffico delle navi da crociera genera: nel bene, come ricchezza, e anche nel male, come pressione antropica su una città fragile come Venezia.
Solo nell’ultimo weekend, sono sbarcati in Laguna — da una dozzina di grandi navi e altrettante minori — oltre 40 mila turisti. Partendo dai dati ufficiali elaborati dall’università Ca’ Foscari di Venezia e dall’ateneo gemello di Padova, sulla base del movimento delle crociere nel 2012 (ultimo con cifre definitive) il traffico croceristico nella città ha una ricaduta annua di circa 465 milioni di euro di spesa diretta delle navi. Con un importante dettaglio: di questa cifra ben 365 milioni, oltre il 90% del totale, provengono da navi superiori alle 40 mila tonnellate di stazza — quelle appunto che si vogliono escludere dalla Laguna — che hanno registrato nell’anno in esame 165 ‘toccate’ e avevano a bordo 110mila croceristi.

GLI ALTRI 100 milioni di euro sono stati generati da 406 ‘toccate’ di navi sotto le 40mila tonnellate, corrispondenti a un totale di 1 milione e 700mila croceristi. In sostanza: rinunciare alle navi più grandi vorrebbe dire rinunciare alla fonte di entrate più consistente. In un’audizione al Comune di Massimo Bernardo, presidente dell’associazione Cruise Venice — e ovviamente favorevole al mantenimento delle grandi navi in Laguna —, si afferma che l’applicazione del decreto farebbe perdere al Comune il 3,6% del Pil e ben 4.225 posti di lavoro, su un totale di 7.600 unità complessive del comparto, secondo le cifre fornite dall’Autorità portuale. Ci sarebbero ripercussioni pesanti anche per l’aeroporto di Venezia, che movimenta circa 500mila croceristi all’anno, mentre il contributo diretto dei crocieristi alle aziende partecipate dal Comune vale 3,3 milioni di euro all’anno. Ne riparleremo anche per quanto riguarda la ricaduta su alberghi, ristoranti e altro.

ALTRE CIFRE: secondo la Capitaneria di porto di Venezia, che ha i controlli sulla sicurezza della navigazione e monitora anche il traffico delle crociere, nel 2012 ci sono state in Laguna complessivamente 645 ‘toccate’ di navi del comparto (nel primo semestre del 2013 c’è stata una diminuzione del 3,3%, mentre sono aumentati i crocieristi: segno evidente che arrivano meno navi, ma più grandi, come peraltro in tutto il mondo).
Il gettito della sola tassa d’ancoraggio di ciascuna nave è stato di 175mila euro (annuo) cui vanno aggiunti i costi medi dei servizi portuali (13 mila euro di rimorchiatori a toccata, 9 mila euro di pilotaggio, 2.800 euro di ormeggio e disormeggio). In più ogni nave ‘lascia’ alla società che gestisce il terminal crociere (la Venezia terminal passeggeri) dai 12 mila ai13 mila euro a ‘toccata’.
(1 - continua)

di Antonio Fulvi