ARRIVANDO a Carrara non puoi fare a meno di vederlo, situato com’è accanto al casello autostradale. A prima vista lo diresti uno dei tanti cantieri edili destinati a costruire un mega albergo: i tubi innocenti a tenerne in piedi lo scheletro e una gru altissima a svettare su tutto. Peccato che il tutto sia lì da 25 anni, ovvero da quando presidente del Consiglio era Giovanni Goria e il Quartetto Cetra cantava ancora. E peccato che nel frattempo lo Stato abbia versato per realizzarlo 8 miliardi e 300 milioni di lire del contribuente che, rivalutati, oggi varrebbero oltre 8 milioni di euro. Uno scandalo. Se c’è un biglietto da visita per raccontare gli sprechi di denaro pubblico in Toscana, la vicenda del Marble Hotel di Carrara è paradigmatica. Un mega progetto di 9.000 metri cubi, che prevedeva 150 camere, sale ristorante, discoteche, aree fitness e un garage di 3.500 metri quadri, e che invece dal 1988 è soltanto uno scheletro di cemento, tubi di ferro e acquitrini proprio all’ingresso della città. Uno schiaffo in faccia alla buona amministrazione dei soldi statali.

LA VICENDA che lo riguarda ha inizio nel 1988. Quando un architetto del posto, Silvestro Telara, avvicinò il proprietario del terreno, l’imprenditore Clemente Benedetti, presidente della Scaviter. "Venne da me — ha raccontato Benedetti al pm — e mi disse: perché non me lo vendi? Poi facciamo assieme una società ed edifichiamo un albergo. Ho io gli appoggi politici per ottenere i fondi di Italia ’90". Uno avrebbe potuto obiettare: ma come facciamo a ottenere i soldi per Italia ’90 (i Mondiali di calcio del 1990) se la partita più vicina si gioca a Genova e dunque a 105 chilometri da qui? Ma quella era l’Italia del pre-Tangentopoli, dove tutto sembrava possibile e niente punibile. Così si aprì il cantiere in tutta fretta e si gettò il primo cemento. E i soldi pubblici arrivarono puntuali in tre tranche: 8 miliardi e 256 milioni di vecchie lire. Come sia stato possibile ottenerli con tanta facilità, lo si capirà seguendo questa storia.

La proprietà del Marble Hotel infatti, nel frattempo era passata di mano. A tirare le fila non era più la Scaviter di Benedetti ma la società Orcagna Costruzioni, entrata nel consorzio con l’82% delle quote. Secondo una relazione dei carabinieri, questa sarebbe stata riconducibile ad ambienti oscuri quali la camorra, abile a inserirsi nelle maglie larghe delle commissioni che determinavano l’erogazione dei fondi di Italia ’90. Fatto sta che il consorzio, dopo aver incassato i soldi, iniziò a porre obiezioni al progetto finché tutto si bloccò. E il consorzio fallì. lasciando la struttura incompiuta così com’è oggi. Per risolvere la situazione, il Comune da anni sta facendo di tutto. Qualche speranza era arrivata nel 2003, quando, dopo 5 vendite all’incanto andate deserte, la struttura fu acquistata per un milione e 800mila euro dalla Versilhome. Questa, dopo aver riaperto il cantiere nel 2008, ne aveva promesso il completamento nel 2012. Ma una serie di nuovi intralci hanno fatto sì che ancora oggi il Marble Hotel più che un’occasione di investimento, rappresenti un monumento allo spreco. A indicare, con il suo scheletro corroso dal vento marino e dall’incuria, come questo Stato si sia divertito (e ogni tanto si diverta ancora) a sprecare inutilmente i soldi del contribuente.

(2 - continua)

DI STEFANO CECCHI