di Stefano Cecchi

CASTELFIORENTINO (Firenze), 3 ottobre 2013 - ENTRAVI nei reparti e ti veniva da dire: «Ecco un ospedale modello». I letti nuovissimi e così i macchinari medici, i muri dipinti e di fresco e gli infissi immacolati. Tutto grazie ai lavori di ristrutturazione, terminati tre anni fa e costati un milione e mezzo di euro. Peccato che nell’aprile scorso tutto sia stato portato via in gran fretta e ora in quei reparti non ci siano più né malati né posti letto, ma solo un vuoto anestetico. Perché quello che sembrava un ospedale modello, in realtà poggia su una struttura di cemento così malmessa che, secondo gli stessi tecnici dell’Asl, rischia di venire giù da un momento all’altro. Un ospedale da radere al suolo nonostante i soldi spesi per la sua ristrutturazione. Uno sperpero folle.
Sì, la storia dell’ospedale Santa Verdiana di Castelfiorentino sembra stare a metà fra un racconto metafisico e i film con Pippo Franco. Una vicenda all’amatriciana di pessima amministrazione pubblica, che vale la pena raccontare dall’inizio.

A CASTELFIORENTINO un ospedale c’è fin dal lontano 1893, quando, grazie ai fondi raccolti fra la gente, fu costruito il Santa Verdiana. L’ospedale divenne ben presto il punto di riferimento sanitario per tutta la Val d’Elsa. Proprio per questo, per soddisfare la crescente richiesta di cure, nel 1976 il nosocomio fu ampliato con la costruzione di una nuova ala di quattro piani in cemento armato. Tutto ha funzionato normalmente fino a quando, nel 2008, nel tentativo di ridurre la spesa sanitaria in Toscana, la Regione presentò il piano di riorganizzazione ospedaliera.
In questo si stabiliva che l’ospedale di riferimento per l’area sarebbe stato Empoli e che il Santa Verdiana, ridimensionato, avrebbe ospitato solo due nuovi reparti di medicina per degenti a medio e lungo termine, oltre ai servizi diagnostici e di fisioterapia. C’era dunque bisogno di una ristrutturazione. Che, puntuale, è avvenuta con una spesa di 737.117 euro nel 2009 e di 723.986 euro nel 2010. Alla fine, a inaugurare i nuovi 48 posti letto modello, arrivò a Castelfiorentino l’allora assessore alla Sanità, Daniela Scaramuccia. Brindisi, pasticcini e sorrisi. Peccato che nessuno fin lì avesse pensato a effettuare la verifica sismica, come una legge statale del 2003 obbligava. «Poco male, provvederemo», pensarono i dirigenti dell’Asl. Solo che quando i tecnici iniziarono le misurazioni, impallidirono. Non solo la struttura non avrebbe mai superato la verifica di vulnerabilità sismica per la pessima qualità del cemento usato nella costruzione, ma la stessa staticità dell’edificio era a rischio. C’era il rischio che questo collassasse su se stesso senza nessun agente esterno.

Ora: tutto ciò per tre anni è stato tenuto nascosto («Aspettavamo le verifiche», si è giustificata l’Asl). Finché nel marzo scorso, visti probabilmente i rischi, si è deciso lo sgombero della struttura.
Adesso, a sentire le promesse dell’assessore regionale Marroni, l’ala dell’ospedale verrà abbattuta e poi ricostruita. Per farlo serviranno cinque anni e una nuova spesa di 13 milioni di euro. Il tutto, ovviamente, a carico del contribuente. Bingo.
Nel frattempo, per non recare ulteriori disagi alla gente del luogo, le attività di analisi e di fisioterapia saranno sposate nell’ala ottocentesca dell’edificio. Che sta in piedi solida come una roccia e senza un solo problema di staticità. A dire, plasticamente, come l’Italia post risorgimentale fosse più seria e responsabile di quella partitocratica di oggi, scialacquatrice senza vergogna dei soldi pubblici.