BOLOGNA, 4 OTTOBRE 2013 - CAPITA di vederli, rossi sgargianti, aggirarsi per le strade periferiche di Bologna. Come lo sportivo che non può perdere la forma fisica, anche i 49 mezzi Civis, sebbene mai utilizzati per il trasporto dei cittadini, non possono permettersi la sedentarietà. E così un autista dell’azienda pubblica di trasporti Tper ogni tanto sale sul bestione rosso fuoco e lo porta in gita turistica notturna. È questo l’emblema dell’assurda vicenda che da 16 anni tiene paralizzata la politica dei trasporti bolognese. Nel frattempo tutta la città è stata sventrata per realizzare le banchine adatte, i marciapiedi all’altezza giusta, i dissuasori su misura. Un caos di lavori pubblici studiati per un mezzo che non entrerà mai in servizio. L’idea originale del sindaco Walter Vitali: posare i binari nelle strade del centro medievale più grande d’Europa per far passare tram elettrici, ma la Soprintendenza blocca il progetto. E’ il 1997 e in ballo ci sono 182 milioni di euro di finanziamenti statali. Così nel 2000 il nuovo sindaco Giorgio Guazzaloca cambia tutto e si inventa la soluzione del ‘tram su gomma’, il Civis appunto. Un mezzo a guida ottica, con postazione centrale per l’autista. «Idea geniale: è come fare una nave a rotelle, o un aereo con gli sci», dirà Roberto Benigni molti anni dopo.


NEL 2004 arriva la firma del contratto tra Atc (l’azienda di trasporto pubblico), Irisbus (la fornitrice) e Ccc (la cooperativa edile). Prima a opporsi è la Provincia, che chiede di rispettare la Valutazione di impatto ambientale. Guazzaloca fa di tutto per superare l’impasse e giocarsi la carta del Civis per la rielezione, ma tutto rimane bloccato. Nel maggio 2004 lo sconfigge l’ex sindacalista Sergio Cofferati, che cambia ancora una volta il progetto, vince le resistenze della Provincia e comincia l’iter di modifica del tracciato. Intanto il direttore dei lavori di Atc Fabio Monzali prende l’aereo e va a visitare l’azienda Irisbus in Francia. «Questi mezzi non vanno bene», sentenzia. È del febbraio 2005 il primo ordine di servizio per modificarli: 43 obiezioni tecniche.


PASSANO altri 4 anni e nel 2008 arriva il nuovo accordo. Pochi mesi dopo sbarcano a Bologna anche i 49 Civis. Gli autisti li testano e li giudicano pericolosi. I problemi principali: la guida ottica che fa sbandare i mezzi e la posizione centrale dell’autista che impedisce una visuale chiara. I tecnici ministeriali annotano gli stessi problemi e sospendono il progetto. Un disastro insomma, costato già 2,7 milioni di euro per le consulenze tecniche. Dopo il terremoto Flavio Delbono, il sindaco del Pd costretto a dimettersi per le accuse di truffa e peculato, le redini del Comune vengono affidate al commissario Anna Maria Cancellieri, che decide di procedere con le opere civili. Ma oltre alla travagliata vicenda politica si aggiunge quella giudiziaria: nasce un’inchiesta che coinvolge l’ex sindaco Giorgio Guazzaloca e i vertici delle aziende coinvolte. Se per Guazzaloca la Procura si arrende e chiede l’archiviazione, per gli ex vertici di Atc e per la cordata vincitrice del maxi-appalto l’accusa di corruzione resta tanto che i magistrati hanno chiesto il rinvio a giudizio. Nel frattempo la nuova giunta di Virginio Merola blocca tutto (tranne i lavori stradali) e inizia un contenzioso con Irisbus per farsi sostituire i 49 tram diventati inutili e salvare i 182 milioni di finanziamenti. Dopo un braccio di ferro durato mesi arriva l’accordo: saranno sostituiti dai ‘Crealis’. È l’autunno del 2012. Da allora, più nulla. E i Civis continuano a girare, senza passeggeri ovviamente.

di Saverio Migliari