FERRARA, 7 OTTOBRE 2013 - È STATO un enorme business solo per le imprese e i progettisti che, ormai un quarto di secolo fa, hanno lavorato alla sua realizzazione. Da quell’epoca, per Ferrara il Palazzo degli Specchi è in realtà, a seconda dei punti di vista, un mistero e uno scandalo, un problema da risolvere e una fonte eterna di leggende e polemiche. Ultimato nel 1989, e costato all’epoca 120 miliardi di lire, non è mai stato utilizzato. Ora per il suo recupero — annunciato da alcuni anni ma non ancora imminente — serviranno circa 50 milioni di euro. Somme roboanti, denaro solo in parte pubblico: i capitali iniziali arrivavano da una spa (la Società Estensi) creata a Viareggio per rilevare un’imponente area nei pressi dell’autostrada, di proprietà di una coop ‘rossa’ fallita, l’ex Cei. Un crac che aveva imbarazzato l’allora Pci e il Comune.


MA ECCO ARRIVARE, per il parziale salvataggio, la società toscana. Anonima, di fatto, sino a quando — anche sulla scorta di un’inchiesta de il Resto del Carlino — si scoprì che i promotori dell’operazione erano i cosiddetti ‘Cavalieri catanesi’ in odore di mafia. Finocchiaro, Costanzo, Rendo. E soprattutto Gaetano Graci che del Palazzo degli Specchi era stato il principale sponsor, ricevuto tra l’altro ufficialmente in Municipio dall’ex sindaco Roberto Soffritti (che ha sempre negato, anche all’ex procuratore animafia Domenico Sica, di essere a conoscenza delle possibili connessioni tra il banchiere catanese e il clan di Nitto Santapaola). Graci fu poi arrestato e colpito dal sequestro giudiziario di tutti i beni. Compreso il Palazzo degli Specchi.
Oltre 60 mila metri quadrati di superficie, a destinazione pubblica (un escamotage per aumentare la volumetria eificabile); venti blocchi ricoperti da una superficie a specchi che riflette, suggestivamente, le albe e i tramonti. Ma pareti in cartongesso, impianti tecnologici inadeguati e fatiscenti e l’inutilizzo, determinato anche dalle veementi polemiche seguite alla scoperta dei titolari della società, hanno completato l’opera.


UNA FOLLIA? Un’utopia? O non piuttosto un piano ben congegnato, magari a Roma, che preveeva l’acquisizione del complesso da parte dello Stato — si era parlato di trasferimento a Ferrara delle sedi regionali dell’ Inps o dell’Agenzia delle Entrate —, e anche del Comune, che aveva opzionato 500 metri quadrati per trasferirvi alcuni uffici.
Unici in realtà a godere di quell’investimento, furono l’ormai dissolta Coop Costruttori di Giovanni Donigaglia, che si accaparrò i lavori di costruzione assieme ad un pool di imprese locali.
E intanto il Palazzo degli Specchi languiva, deprimeva, quasi implodeva sotto i colpi dell’abbandono e del vandalismo. Nel 2002 il sussulto, con l’acquisizione da parte di una società romana (il gruppo Parnasi) che ha rilevato il patrimonio liquidato di Graci e che, ormai da sei anni, progetta il recupero del Centro direzionale pubblico. Che nel frattempo pubblico non è più, visto che il Comune per agevolarne il recupero ha rimosso il vincolo urbanistico. Ricevendo in cambio la garanzia che il primo lotto dei lavori (previsto alla fine del 2013) porterà in dote all’amministrazione il nuovo comando della Polizia Municipale. Un’operazione che, da sola, vale oltre 7 milioni di euro. Tutto dissolto, tutto risolto? Con il Palazzo degli Specchi, simbolo di misteri e leggende, dubitare è ancora lecito.

di Stefano Lolli