Longarone, 9 ottobre 2013 - E' il giorno della memoria, per il disastro del Vajont, ma dopo 50 anni ancora la rabbia non si è addormentata, nella valle ferita dall'immane disastro.

E mentre il presidente del Senato Piero Grasso è presente per testimoniare la vicinanza delle istituzioni, alle celebrazioni di Longarone, al sindaco della cittadina arriva il messaggio, particolarmente 'duro', del presidente Giorgio Napolitano e quello del premier Enrico Letta, che sarà nella zona il 12.

LA FRANA, LE VITTIME - Cinquant'anni fa una frana si staccò dal Monte Toc sopra Longarone e piombò con il fragore di un’esplosione nell’invaso artificiale della diga del Vajont. La diga tenne l’urto, ma l’ondata d’acqua che fuoriusci’ dall’invaso si riversò nella valle. Milioni di metri cubi di acqua e fango che acquistarono velocità e travolsero Longarone e, nell’altro versante, i paesi friulani di Erto e Casso. Sono 1901 i morti che riposano oggi nel cimitero monumentale della frazione di Fortogna

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IL MESSAGGIO DEL COLLE. - “La memoria del disastro che il 9 ottobre 1963 sconvolse l’area del Vajont suscita sempre una profonda emozione per l’immane tragedia che segnò le popolazioni con inconsolabili lutti e dure sofferenze. Il ricordo delle quasi duemila vittime e della devastazione di un territorio stravolto nel suo assetto naturale e sociale induce, a cinquant’anni di distanza, a ribadire che quell’evento non fu una tragica, inevitabile fatalità, ma drammatica conseguenza di precise colpe umane, che vanno denunciate e di cui non possono sottacersi le responsabilità", scrive il Capo dello Stato.

"E' con questo spirito - riprende Napolitano - che il Parlamento italiano ha scelto la data del 9 ottobre quale 'Giornata nazionale in memoria delle vittime dei disastri ambientali e industriali causati dall'incuria dell'uomo', riaffermando cosi' che è dovere fondamentale delle istituzioni pubbliche operare, con l'attivo coinvolgimento della comunita' scientifica e degli operatori privati, per la tutela, la cura e la valorizzazione del territorio, cui va affiancata una costante e puntuale azione di vigilanza e di controllo".

"Nella ricorrenza del 50esimo anniversario del disastro, desidero rendere omaggio alla memoria di quanti hanno perso la vita, alla tenacia di coloro che ne hanno mantenuto fermo il ricordo e che si sono impegnati nella ricostruzione delle comunita' cosi' terribilmente ferite e rinnovare, a nome dell'intera nazione, sentimenti di partecipe vicinanza a chi ancora soffre", scrive ancora il capo dello Stato.

"Desidero, inoltre, esprimere - conclude - profonda riconoscenza a quanti, in condizioni di grave rischio personale, si sono prodigati, con abnegazione, nell'assicurare tempestivi soccorsi ed assistenza, valido esempio per coloro che, nelle circostanze piu' dolorose, rappresentano tuttora un'insostituibile risorsa di solidarietà per il Paese". 

LE PAROLE DI LETTA - “50 anni fa il dolore e la rabbia per la tragedia del Vajont. Una tragedia evitabile, figlia dell’incuria e soprattutto della tracotanza dell’uomo di fronte alla forza della natura”, sono invece le parole del premier Enrico Letta in una lettera inviata al sindaco di Longarone, Roberto Padrin in cui conferma la sua presenza sui luoghi della tragedia il 12 ottobre.

“Nel giorno dell’anniversario non potrò essere con voi a celebrare la memoria del disastro che ha colpito così duramente il vostro e nostro territorio perché la stretta e dolorosa attualità mi porterà sul luogo di un’altra strage - sottolinea il presidente del Consiglio che oggi è a Lampedusa - altrettanto evitabile, comunque spaventosa nelle sue responsabilità e modalità in cui si è consumata”. Sabato, invece, si recherà in visita a Longarone “per onorare il ricordo di quanto è avvenuto”, partecipando alla cerimonia di conferimento della cittadinanza onoraria di Longarone alla polizia di Stato e per far visita al cimitero monumentale.

GRASSO: POPOLAZIONE AMMIREVOLE -  Il presidente del Senato Pietro Grasso ha visitato questa mattina il cimitero delle vittime del Vajont prima della cerimonia pubblica a Longarone. Grasso ha deposto una corona d’alloro in memoria, accanto a lui il presidente della Regione Veneto Luca Zaia.

 “E’ enorme la mia ammirazione verso le popolazioni di questa valle per la forza e la determinazione che hanno dimostrato, per la pazienza e la perseveranza con le quali hanno saputo rinascere dal fango. In una notte, gli abitanti di Longarone passarono da 4.700 a 3.200, un terzo dei morti aveva meno di vent’anni. Delle sette industrie esistenti, solo la Faesite rimase in piedi.

"Eppure, dopo quindici anni il 90% del paese era stato ricostruito e ventimila posti di lavoro erano stati creati. In pochi anni, questa comunità ha saputo agganciarsi allo sviluppo della pianura veneta e invertire l’endemica tendenza all’emigrazione, diventando il motore economico dello sviluppo provinciale”.

“Il Vajont è anche la storia di uno straordinario esempio di solidarietà e virtù civiche - ha detto Grasso - da molti considerato alla base della nascita del sistema della protezione civile. E’ la storia di tutti quelli che accorsero con tempestività: alpini, vigili del Fuoco, forze dell’ordine, volontari da tutta l’Italia. Persone che, con abnegazione, generosità e impegno hanno offerto la propria opera nel momento del dolore e dell’orrore. Persone che, in qualche modo ancora oggi portano il segno di quell’esperienza. Come ho detto ieri in un’ Aula del Senato particolarmente coinvolta e commossa, sono qui oggi, in questa terra ferita, per inchinarmi di fronte alle vittime e ai sopravvissuti".

Poi il punto forse più saliente del discorso: "Sono qui per portare le scuse dello Stato. Sono qui per riparare, per sanare, per quanto possibile, quella ferita che da cinquanta anni separa questo popolo dalle Istituzioni, convinto che solo con la verità e la giustizia questo processo potrà trovare pieno compimento”.  “Tutti noi siamo qui, oggi, con umiltà e commozione - ha concluso Grasso - per dire con forza: non permetteremo che tutto ciò possa accadere di nuovo. Abbiamo imparato dai nostri errori. Sono certo che anche i giovani qui presenti sapranno fare tesoro di questi insegnamenti. Grazie a tutti per il vostro impegno, per la vostra tenacia, per la vostra solidarietà”.