Rosario Palazzolo

CINISELLO BALSAMO (Milano), 11 ottobre 2013 - PASSANDO in auto lungo la Statale 36, quel ponte risplende e luccica a festa, quasi si tratti di un’opera d’arte. Tre campate arrotondate che scavalcano le strade e lo svincolo autostradale dell’A4 come fossero le gambe lunghe e affusolate di un gigantesco ragno. Una ‘antenna’ alta una ventina di metri che svetta nel cielo, leggermente inclinata, per reggere il peso di tutto quell’ammasso di ferro e cemento. Un’opera che nella matita del suo progettista doveva colpire e far mancare il fiato e che invece, tra quelle luci notturne che ne definiscono bene le forme allungate, ha visto comparire anche i fantasmi della camorra campana. Bella e impossibile. La passerella ciclopedonale di Cornaggia, alla periferia di Cinisello Balsamo, doveva essere costruita in 18 mesi, tra l’estate del 2009 e la fine dell’anno successivo. L’aveva voluta Anas, per completare le opere di riqualificazione della Statale 36 che avrebbero trasformato il viale Brianza — fino ad allora un’arteria stracittadina che tagliava in due il quartiere di Cornaggia — in una vera superstrada solcata dal colossale tunnel lungo 4 chilometri che da qualche mese collega Milano alla Brianza.

L’AVEVA chiesta il Comune di Cinisello Balsamo, che in quest’opera vedeva il risarcimento dovuto ai cittadini per anni di disagi e per l’effetto devastante sul tessuto urbano di una superstrada che taglia in due la città. Invece, ancora oggi, fa bella mostra di sé lungo il confine tra Milano e la Brianza. Finita. Pronta, ma ancora serrata dietro ad alti cancelli chiusi con i lucchetti che impediscono l’ingresso a pedoni e ciclisti su ciascuno dei tre bracci. Esercizio di architettura e di ingegneria tanto ardito quanto poco utile. Sul progetto l’Anas aveva investito ben 7,5 milioni di euro (senz’altro un bel risarcimento per il Comune). Oggi, a cancelli ancora chiusi, pare che l’ente stradale di Stato ne abbia sborsati almeno 10. Ma soprattutto ha dovuto fare i conti con un’inchiesta per infiltrazioni camorristiche non ancora chiusa, e con il peggiore dei fantasmi per un costruttore: il rischio che l’intero ponte venisse abbattuto per ordine dei giudici, a causa di lavori mal eseguiti. L’incubo si è materializzato una mattina dell’estate 2011. Una squadra di poliziotti della procura di Monza affigge sui tre cancelli di accesso al cantiere i sigilli di sequestro dell’area.

L’IPOTESI di reato del pm monzese Franca Macchia è di disastro colposo. Di rischio di crollo, addirittura. Grazie alle testimonianze di un pentito, l’ex responsabile della sicurezza di cantiere che lavorava per la Carpenfer di Castellammare di Stabia (Napoli), sono emerse prove inquietanti di lavori mal eseguiti. La struttura metallica dei tre bracci era stata assemblata con bulloni non conformi e in molti punti le saldature erano state mal eseguite. L’abbattimento è stato scongiurato, grazie agli studi dei periti nominati dal tribunale e da Anas. Ma l’ente stradale ha dovuto rimettere mano all’intera opera, con una squadra di saldatori venuti dal Friuli, che per mesi hanno lavorato, rifacendone una a una le saldature. La fine dei lavori con il collaudo finale è arrivata la scorsa estate.
Tuttavia i tormenti non sono finiti. Anas, per poter rimuovere i lucchetti chiede al Comune di prendere in carico l’opera e di gestirne non soltanto l’ordinaria manutenzione, ma anche le future sorti.