Roma, 11 ottobre 2013 - "La fedeltà al proprio passato è qualche cosa che ha a che fare con le nostre convinzioni". Così Erich Priebke risponde, all’indomani del suo centesimo compleanno, lo scorso luglio, a chi gli chiede se si senta ancora nazista. L'intervista-testamento è stata resa nota oggi - nel giorno della morte - dall’avvocato Paolo Giachini, legale dell’ex SS. Nelle sette cartelle di domande e risposte che compongono l'intervista, ancora una volta, non trova spazio alcun tipo di pentimento.

"Nei campi le camere a gas non si sono mai trovate, salvo quella costruita a guerra finita dagli americani a Dachau", dice ancora l'ex ufficiale nazista negando l'evidenza e rivendicando con orgoglio di aver "scelto di essere me stesso".  "La prima volta che ho sentito di simili cose - afferma Priebke - la guerra era finita ed io mi trovavo in un campo di concentramento inglese, insieme a Walter Rauff (suo amico e superiore, ndr). Rimanemmo entrambi allibiti. Non potevamo assolutamente credere a fatti così orribili: camere a gas per sterminare uomini, donne e bambini".

E ancora: "Io ho conosciuto personalmente i lager. L’ultima volta che sono stato a Mathausen nel maggio del 1944, l’ho girato in lungo e in largo per due giorni. C’erano immense cucine in funzione per gli internati. Niente camere a gas".

La tragedia dell’Olocausto? "C’è poco da minimizzare - concede l’ex SS - una tragedia è una tragedia. Si pone semmai un problema di verità storica. I vincitori del secondo conflitto mondiale avevano interesse a che non si dovesse chiedere conto dei loro crimini. Per questo era necessario inventare dei particolari crimini commessi dalla Germania e reclamizzati tanto da presentare i tedeschi come creature del male e tutte le altre sciocchezze: soggetti da romanzo dell’orrore su cui Hollywood ha girato centinaia di film".

Ma le foto e i video dei lager? "Una ulteriore prova della falsificazione". Quei filmati, secondo Priebke, "provengono quasi tutti dal campo di Bergen Belsen" e "furono girate per motivi propagandistici" quando il campo cadde nelle mani degli alleati. Ma "attraverso una sottocultura storica appositamente creata e divulgata da televisione e cinematografia, si sono manipolate le coscienze lavorando sulle emozioni. In particolare le nuove generazioni, a cominciare dalla scuola, sono state sottoposte al lavaggio del cervello, ossessionate con storie macabre per assoggettarne la libertà di giudizio. Siamo da 70 anni in attesa delle prove dei misfatti contestati al popolo tedesco. Gli storici non hanno trovato un solo documento che riguardasse le camere a gas. Non un ordine scritto, non una relazione, non un rapporto degli addetti". Certo,"se un domani si dovessero trovare queste prove, la condanna di cose così orribili, di chi le ha volute e di chi le ha usate per uccidere, dovrebbe essere indiscussa e totale. Ma credo di poterlo escludere con certezza". 

I "poteri forti mondiali" hanno imposto le leggi per punire con il carcere chi nega l’olocausto, sostiene ancora Erich Priebke. "Certo, per quello che ho detto posso essere incriminato, la mia situazione potrebbe addirittura ancora peggiorare ma dovevo raccontare le cose come sono realmente state, il coraggio della sincerità era un dovere nei confronti del mio paese, un contributo nel compimento dei miei cento anni per il riscatto e la dignità del mio popolo", conclude.