ROMA, 18 ottobre 2013 - Mentre gli sbarchi di disperati in fuga dalla guerra sono rallentati solo dal mare grosso, e Human Rights Watch denuncia la pratica di torture da parte delle autorità etiopi, il governatore della Lombardia, e leader leghista, {{WIKILINK}}Roberto Maroni {{/WIKILINK}}torna a criticare il ministro Kyenge e l'operazione di salvataggio 'Mare Nostrum' decisa dal governo Letta.

MARONI ALL'ATTACCO - "Iniziative un po’ spettacolari come Mare Nostrum", non servono a risolvere la questione sbarchi nel Mediterraneo, "ma bisogna andare nei paesi di partenza a fare gli accordi", ha detto Maroni, a Radio 24. Il leader del Carroccio, che si trova a Grenoble per firmare un accordo macroregionale europeo per l’area alpina, ha detto di ritenere che sugli sbarchi di migranti, l’Unione Europea non avrà mai "capacità d’intervento", dunque l’Italia deve agire da sola.

Quasi d'obbligo, da parte di Maroni, la difesa della legge Bossi-Fini. In particolare, ha detto, il reato di immigrazione clandestina "è un deterrente che colpisce non chi viene in Italia da rifugiato". Volerlo cancellare, ha ribadito Maroni, è solo "ideologia".

Quanto al ministro per l'integrazione Cecile kyenge, "l’ho sentita proporre tante cose dall’inizio del mandato, ma il risultato è tante chiacchiere e zero sostanza e concretezza", è il giudizio di Roberto Maroni, che ha concluso: è "una spesa inutile per il contribuente italiano". 

'TORTURE IN ETIOPIA' - Intanto, come accennavamo, secondo Human Rights Watch le autorità etiopi torturano e maltrattano i detenuti politici per estorcere confessioni.

Il gruppo con sede negli Stati Uniti ha riferito che gli ex detenuti nel principale centro di detenzione ad Addis Abeba hanno raccontato di essere stati picchiati e presi a calci nel corso degli interrogatori. Ha inoltre accusato il Paese di utilizzare le leggi antiterrorismo per reprimere il dissenso.

Il governo ha smentito il contenuto del rapporto, giudicato di parte e sprovvisto di prove credibili. Il rapporto di Human Rights Watch afferma che gli inquirenti al centro di detenzione di Maekelawi utilizzano metodi illegali, trattengono le persone in condizioni insufficienti di detenzione e negano spesso loro l’accesso a un avvocato.

REPLICA GELIDA - “Maroni? Non so di chi sta parlando”, risponde secca Cecilie Kyenge a un cronista che gli chiedeva come commentasse le nuove critiche. La Kyenge non ha voluto aggiungere altro.