Scandicci (Firenze), 24 ottobre 2013 - Un enorme monumento allo spreco. Si trova a Scandicci, hinterland di Firenze, proprio all’uscita dell’A1 ad accogliere chi arriva in città. Si tratta di un mastodonte in cemento armato, costato senza essere stato ultimato qualcosa come 120 miliardi di vecchie lire. Doveva essere il Centro del ministero delle Finanze per la gestione dei 740 delle regioni del centro Italia. Un bunker a tre piani, interamente in cemento, costruito tra il 1991 e il 1994: 28.700 metri quadrati di superficie edificata su un lotto di 58.000.

Il palazzo delle Finanze, semplicemente il palazzaccio ‘per gli amici’, è stato realizzato all’85%, poi è stato lasciato in stato d’abbandono quasi venti anni fa, perché nel frattempo era subentrata la lettura ottica delle dichiarazioni dei redditi che non dovevano più essere stoccate in una struttura con quelle caratteristiche. E così, non più prioritario, l’edificio è stato semplicemente abbandonato a se stesso. Una cattedrale nel deserto, che continua a costare un sacco di soldi, visto che c’è una guardia 24 ore al giorno per evitare incursioni e occupazioni indesiderate e si paga il mantenimento in efficienza di tutto il materiale impiantistico stoccato nella struttura (e ormai obsoleto quanto a tecnologia) in attesa di una destinazione d’uso che non arriverà mai.

Il palazzaccio è la croce di ogni primo cittadino di Scandicci da vent’anni a questa parte. E non c’è stata azione politica, neanche bipartisan, in grado di trovare una soluzione. E sicuramente il Comune ha avuto più di un motivo per restare con l’amaro in bocca. Nel 2003 infatti venne siglato dal sottosegretario all’Economia e dall’allora sindaco Doddoli un protocollo d’intesa per la valorizzazione della struttura. In quel protocollo il Demanio si impegnava anche a presentare un progetto di riutilizzazione dell’intera struttura. In più si impegnava a vendere l’edificio e a versare al Comune di Scandicci il 15% degli oneri di vendita che l’amministrazione avrebbe reinvestito in progetti per la città.

Successivamente con un blitz l’immobile è stato passato a Fintecna. E non è stato più venduto. Ormai sono passati dieci anni da quel protocollo d’intesa. Di quel 15% non c’è traccia, il palazzaccio sta lentamente andando in decadenza. La struttura è ancora lì, incompleta. Non si riesce a venderla; nel regolamento urbanistico recentemente approvato si prevede anche un ventaglio di nuove destinazioni d’uso tra cui una quota di commerciale e una fetta di residenziale. L’amministrazione sta cercando strade, Fintecna, l’immobiliare del Demanio, ha provato a vendere con qualche bando pubblico e annunci sui maggiori quotidiani. Niente, nessuno a maggior ragione in un periodo di crisi come questo, sembra volersi far carico di una struttura ancora da completare. Un monoblocco di cemento armato, difficile da climatizzare, progettato per essere più caveau che ufficio. Resta un malinconico cartello ‘vendesi’, installato sul tetto. E poco più. La sensazione è che, dopo il successo ottenuto portando la scuola della magistratura a Castelpulci, l’altra eterna incompiuta sul territorio di Scandicci, il palazzaccío sia destinato a restare tale. Anni di interrogazioni, di lettere ai ministri, di proposte buone solo per le campagne elettorali. La struttura è rimasta lì. A ricordare come si possono spendere male i soldi dei contribuenti. Vedremo se ci saranno sviluppi.

Fabrizio Morviducci